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Finalmente… Ponza

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di Antonio Sarsale (Tonino)

 

Mi piace “contraddire” l’eccellente Edoardo Bennato cantautore di Bagnoli (Na), portavoce di un rock dai testi ironici e graffianti, citando parte del testo “L’isola che non c’è”: “Seconda stella a destra questo è il cammino / e poi dritto, fino al mattino / poi la strada la trovi da te / porta all’isola che non c’è” …semplicemente una stupenda canzone e, credo che si possa essere d’accordo nel dire che l’isola di Ponza invece c’è, esiste ed è meravigliosa.

Il titolo di cui sopra, si riferisce a delle mie sensazioni, inserite poi nel periodico VIVERE PONZA anno III – N. 4 – 1987, grazie all’incoraggiamento dell’amico Giuseppe Mazzella, diventando il mio primo modesto articolo che, grato e con piacere, ripropongo qui di seguito, nell’importante e attuale sito web, ponzaracconta.

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Si può anche dire no ad un invito, ma le suggestive immagini che la fantasia suggerisce nel rappresentarsi un’isola, sono tali e tante che hanno costituito la evanescente, leggera e ‘galeotta’ molla che mi hanno spinto ad accoglierlo e, nel mentre l’aliscafo, partito da Anzio, mi portava all’isola, cresceva in me, la “curiosa” ansia di toccare con mano e, lo stesso stato d’animo, avvertivo negli altri passeggeri che, come me, scrutavano in direzione di Ponza là, al largo, dove l’orizzonte si perde, mentre il canto dei gabbiani era avvertibile, anche se disturbato dai motori dell’aliscafo e dal fruscìo del vento sullo stesso scafo. Finalmente dopo un’ora di navigazione, il momento della verifica è arrivato. All’orizzonte, tra una leggera foschia e in lieve lontananza, è apparsa l’isola lungamente attesa. Cominciano piano, piano ad essere nitide le immagini, a definirsi i dettagli. L’isola adesso è reale: il confronto cioè tra immagine pensata, il fantasticare è immediato e, allora? Nessuna delusione! Tutto combacia e nel mentre l’aliscafo si avvicina al Porto, scorrono le suggestive immagini che il costeggiare l’isola comporta: la verde vegetazione mediterranea, le cale, le roccie tufacee a picco sul mare dalle diverse colorazioni, le barche ed i pescatori con i loro visi fieri, scuri, e abbronzati dal sole, l’odore del mare, la presenza dei cormorani: tutte immagini di un mondo ‘limitato’ forse, ma vero, semplice, sano e perché no, surreale. Poi lo sbarco nel porto, fatto costruire dai Borboni nel 1734 e che ne conserva ancora le caratteristiche salienti. L’impatto è immediato: il turista si confonde col locale quasi in modo naturale e spontaneo. Gran movimento di persone sulla banchina alquanto piccola, ma sufficiente ad accogliere suoni, colori, suggestioni particolari: ad esempio, le case senza le tegole per lo più tutte colorate di bianco. Poi un amico e una macchina mi aspettano sulla banchina e, dopo i rituali ma sinceri saluti, si lascia il Porto con destinazione Le Forna, distante qualche chilometro e, nell’arrampicarci fin su per poi ridiscendere verso Cala Feola, non  era possibile non notare i terrazzamenti che costituiscono orticelli ancora oggi in parte coltivati che, a mò di scalinate, declinano verso il mare e dove si può fra l’altro osservare, qua e là, fichi d’India, ginestre, canne, pini nani e eucalipti. Poi, arrivati a destinazione, il riposo sul terrazzo di un ristorante con vista panoramica sul mare.

Credetemi, per una persona come me, venuta da Maratea (Pz), località balneare di tutto rispetto, parlare in questi termini di Ponza, abbandonando ogni forma di campanilismo, non è affatto enfatico ma solamente amore per il vero e il bello.

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Antonio Sarsale (Tonino)