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Ponza o della memoria

di Sandro Russo

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È un pittore di paesaggi, Guy Migliaccio, italo americano che vive e lavora a New York, uso tornare ogni anno nella sua isola di origine; da qualche tempo, ogni volta con una collezione di nuovi quadri che ne ritraggono aspetti diversi, scorci o visuali a volte sconosciuti agli stessi isolani.

La mostra, che si è tenuta a Ponza quest’estate, è stata segnalata su questo sito, nei giorni del suo svolgimento, da Lino Catello Pagano (leggi qui [1]) e da Giuseppe Mazzella (leggi qui [2]).

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Tre immagini di quadri di Guy Migliaccio

Anch’io sono stata a vederla, nel luglio u.s., ho conosciuto Guy e l’ho fotografato con i suoi quadri e la sua bella famigliola.

Mi ricordavano qualcosa, quei quadri…

La ripetitività dei dipinti, pur nella loro varietà, ma sempre Ponza, anche se da angoli diversi; l’assenza di figure umane; la consuetudine di tornare ogni anno dall’estero, per rinverdire i suoi ricordi dell’isola. Tutti questi aspetti, da qualche piega della mente mi hanno richiamato la storia di Franco Magnani e di Pontito, così com’è stata raccontata da Oliver Sacks in Un antropologo su Marte An Anthropologist on Mars; 1995, Adelphi)…

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 Ma andiamo in ordine.

Oliver Sacks è un neurologo-scrittore inglese, noto per aver introdotto un farmaco, la L-dopa, nel trattamento dell’encefalite letargica [questa esperienza è raccontata nel suo libro Risvegli (Awakenings del 1973) ed è stata poi trasposta in un film dallo stesso titolo (regia di Penny Marshall; 1990), in cui Robin Williams impersona il neurologo e un grande Robert De Niro il suo paziente Lowe].

E’ stato l’esordio (dopo ‘Emicrania’, Migraine, del 1970) di Sacks come scrittore di successo, seguito da molti altri libri, sempre centrati sulle sue esperienze di neurologo e connotati da fedeltà e rigore scientifico; ma con una acuta attenzione agli aspetti ‘umani’ dei suoi ‘casi’. In generale le sue storie vertono sulle modalità con cui un trauma o una menomazione neurologica attivano una serie complessa di processi adattativi; essi permettono all’individuo di superare/aggirare il problema, eventualmente dotandolo di nuove, ancorché inusitate capacità. Così ne ‘L’Uomo che scambiò sua moglie per un cappello’ (The Man Who Mistook His Wife for a Hat) (1985) e nel libro già citato.

Qui, nel capitolo ‘Il paesaggio dei suoi sogni’ è riportato il caso di un pittore italo- americano, Franco Magnani, che aveva stimolato la curiosità del neurologo-scrittore per l’ossessività del tema dei suoi dipinti: vi era raffigurato sempre Pontito, un piccolo paese sulle colline di Castelvecchio (in provincia di Pistoia, a una sessantina di chilometri a ovest di Firenze) da cui il pittore era emigrato in America ancora bambino in circostanze drammatiche; per meglio dire, ne era stato strappato.

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Un quadro di Franco Magnani. Panorama di Pontito

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Il primo dipinto di Magnani, con a lato il riscontro dal vero

Una particolarità di rilievo sta nel fatto che questi dipinti erano stati eseguiti ‘a memoria’, a distanza di molti anni dall’abbandono di quei luoghi, poiché l’artista non era più tornato nel paese d’origine (ci è tornato tempo dopo, in compagnia dello stesso Sacks). Né sapeva egli stesso di essere un pittore dotato, fino a quando, dopo una misteriosa malattia, o acuta depressione, aveva sentito l’irresistibile bisogno di dare espressione attraverso dei dipinti a quel mondo – lontano nello spazio e nel tempo – di pietre e strade che gli urgeva dentro.

Certo una straordinaria capacità ‘eidetica’, di richiamare alla memoria particolari minimi con una fedeltà assoluta, come venne accertato in seguito; ma anche un forte contenuto emotivo: la promessa fatta da bambino alla madre di ricostruire il paese per lei; di far ‘rivivere’ Pontito per sempre.

Sui meccanismi della memoria e sugli ‘inneschi’ capaci di attivarla, Sacks indaga con acume e partecipazione umana. E suscita ulteriori curiosità ed associazioni su come funziona la memoria; come saranno i sogni di chi dalla nascita è privo della vista? – è un’altra domanda che si/ci pone lo scrittore in un’altra parte della sua opera.

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Altre due immagini di Pontito di Franco Magnani. Sopra: “Dalla finestra”. Il dipinto ‘a memoria’ e la realtà. Sotto: “Pontito preservata per l’eternità nello spazio infinito”

Per tornare a Guy Migliaccio. Gli ho fatto avere lo scritto di Oliver Sacks. Ha detto che risponderà con calma, una volta tornato negli Stati Uniti, dove vive. Siamo sempre curiosi di sapere come funziona la memoria degli artisti; di come essa ‘si attiva’.

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Soprattutto per quali vie agisce ‘Ponza’, sulla memoria; l’isola in sé e tutto quel che vi è collegato. Aspetti comuni agli emigrati – ed è abbastanza facile da comprendere -, ma anche a chi ha avuto l’infanzia sull’isola, per frequentazione anche solo stagionale, o in circostanze ancora diverse.

Ancora ricordo, con un’intensità quasi dolorosa, le mie partenze dall’isola da bambino, alla fine dell’estate. Il risuonare dei passi sull’acciottolato nero – dalla via Nuova al Porto – bagnato dell’umidità della notte, quando si partiva con la nave alle 4,30. Ora tutto è cambiato: gli orari delle partenze (…e sarebbe il meno), ma anche le persone, il panorama intorno; la pavimentazione del Corso – le beole (i’ vasule) – anch’esse sono state sostituite. Scomparse! Ormai sono solo nel Museo della Memoria, insieme ad altri fantasmi. Odori, sapori, emozioni perdute…

Sarà che l’isola si sovrappone a quell’altro mondo perduto che è l’infanzia e si imprime indelebilmente nella memoria, con un effetto di moltiplicazione, di nostalgia al quadrato…

Ricordo ancora, dai tempi in cui anch’io ero ragazzo, le storie dei miei coetanei dell’isola che durante l’anno scolastico stavano a Formia. Alcuni di essi la mattina alle 7,30, prima di entrare a scuola, andavano al porto all’arrivo del piroscafo.

Non che aspettassero qualcuno in particolare, se non un po’ di aria dell’isola, trattenuta come un’aura intorno alle persone…

Non sono mai stato tra loro, mi è stato raccontato; ma li immagino… guardarsi intorno quasi affamati, sentire gli odori; vedere le facce, sentir parlare quella lingua, così carezzevole per le loro orecchie…

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Ancora Guy Migliaccio. Mi ha già anticipato che non conosce Sacks, né tantomeno Pontito. Non ha avuto traumi cerebrali e non dipinge a memoria…

Ma guardare i suoi dipinti, parlare di lui, ci ha fatto ragionare un po’ sulla nostra memoria. Quella di ciascuno di noi, diversa nei contenuti ma simile nei meccanismi generali. Forse con qualcosa in comune: in ciascuna c’è un pezzo dell’isola…