Prudente Ernesto

Lo Stemma di Ponza

Abbiamo ricevuto in Redazione una domanda cui sul momento non abbiamo saputo rispondere. Posto il quesito alle persone giuste, ne abbiamo avuto ampia contezza, che giriamo al giovane richiedente e a tutti i lettori di ponzaracconta

La Redazione

 

“Mentre leggevo l’articolo sul futuro politico-amministrativo della nostra isola, ho guardato lo stemma e mi è sorta spontanea una domanda: Perchè abbiamo questo stemma? Quali sono le sue origini? Quale il suo significato? Sarebbe interessante un approfondimento al riguardo”.

Antonio Capone (webmaster di questo sito ponzaracconta – Ndr)

 

Lo Stemma di Ponza

 

di Ernesto Prudente

 

Stiamo parlando di questo stemma, presente sul gonfalone del Comune:

Ebbene, la sua storia è relativamente recente: data al 1952, quando al Comune si resero conto che Ponza non aveva un vero e proprio stemma e per i documenti si usava ancora un vecchio timbro del regno sabaudo.

L’elaborazione fu commissionata ad Aristide Baglio, che lo compose  con le figure di una simbologia ricorrente in araldica: la Torre di difesa in mezzo al mare, e due serti di foglie: la quercia a destra (a indicare  la forza della stirpe) e l’ulivo a sinistra (simbolo di pace, vittoria, fama e gloria immortale), uniti alla base da tre giri di fune.

Probabilmente non era sconosciuta al Baglio la descrizione (solo verbale, non figurativa) riportata dal Tricoli (1810-1871) nel suo testo basilare “Monografia per le isole del gruppo ponziano” – 1Ed. Napoli, 1855, che descrive l’antico stemma con queste parole:

“A distinguersi la città medesima, aveva la propria arma che la simboleggiava, e rimontandosi ai tempi di Circe era ritenuta per una insigne e famosa… […] Consisteva lo scudo in una Torre sull’agitato mare, sedente sulle onde a fianco una donna coi capelli scarmigliati, tenendo con la sinistra la coda di grosso pesce in atto di uscire dall’acqua e con l’altra un’asta col pungiglione della Tortora marina, pesce della famiglia Pastinaca – [Trygon pastinaca o Dasyatis pastinacus (Linnaeus, 1758) – Famiglia: Dasyatidae , Genere: Trygon; Specie: pastinaca – Ndr. Vedi figura] – il quale appellavasi il laborioso del mar Tirreno, facendosene pesca ne’ paraggi delle isole stesse, ed in particolare presso il Porto di Palmarola, detto dai marini Muchio. Essa verso la metà al di sotto della lunga coda, offre grossa spina in forma di dardo stiacciato e risecato a dentello, in modo che lanciata produce terribili danni. Questo ferale sprocco rendeva formidabili gl’isolani in ogni cimento al pari degli abitatori delle isole della società nell’Oceanica, che vanno forniti di picca con la detta spina. Eustazio scriveva che la prima di esse armi conservata in Ponza, era stata fabbricata da Vulcano incastrandola in oro guarnito di pietre preziose”. 

Alla descrizione del Tricoli si attaglia quasi esattamente una figura – che porta la data del 1° Marzo 1930, a firma del Podestà Segreto – ritrovata dal sottoscritto tra vecchie scartoffie sulla Torre dei Borboni, tra carte destinate ad essere buttate, e così riportata nel libro “A Pànje” (1993):

Sulla stessa descrizione si sono esercitati anche altri: così ad esempio se l’è figurata Silverio Mazzella, ponendola nelle prime pagine di un suo libro:

Quindi una storia tutto sommato recente, per lo stemma di Ponza, intorno al quale mai come adesso tutta l’isola si dovrebbe riconoscere e compattare, come in altri tempi accadeva, in occasione dei grandi, tragici eventi che interessavano non solo le singole vite, ma la sopravvivenza stessa della comunità.

Ernesto Prudente

2 Comments

2 Comments

  1. Antonio Capone

    27 Settembre 2011 at 07:33

    Bellissimo articolo, chiaro e puntuale.

    Grazie

  2. MarKo Buono

    27 Settembre 2011 at 13:46

    Concordo, un bell’articolo.
    Guardando a questi stemmi di Ponza vedo e rivedo la torre… forse a rappresentare anche i due forti presenti sull’isola? (Forte Papa e Frontone)
    Sarebbe bello rivalorizzare questi due forti che sono parte e bagaglio di storia inestimabile delle nostre isole.

    In tanti posti d’Italia un forte come il Papa sarebbe ben tenuto ed illuminato affinché tutti potessero apprezzarlo; se non ricordo male quello di Frontone quasi non esiste più.

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