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Le ferite dell’isola

Le Forna prima della Miniera.

 

di Enzo Bonifacio

 

Nel corso dell’incontro pubblico di ponzaracconta del 18 agosto u.s. a Le Forna, dedicato alla miniera di bentonite (leggi qui [1]), ho pensato che sarebbe stata utile la presentazione di una planimetria o di una foto che testimoniasse le abitazioni e la situazione ambientale prima che le ruspe sconvolgessero tutta l’area della “Piana”.

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Propongo in proposito il particolare di una fotogrammetria aerea effettuata durante il volo del 1936 e custodita presso l’IGM (Istituto Geografico Militare – Firenze).

Dal confronto con una foto analoga del 1985 è possibile desumere non solo il piano dell’antico nucleo abitato, ma anche le profonde modifiche naturali subentrate nel corso di due importanti frane in località “Cala Cecata”.

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Altre fotogrammetrie di Le Forna sono presenti nella mia recente pubblicazione) (leggi qui [4]).

Vincenzo Bonifacio

 

Ringraziamo Enzo Bonifacio per il suo prezioso contributo e riportiamo delle frasi – dalle pagine finali del suo ultimo libro – largamente condivise, che alla luce dei recenti eventi assumono un valore quasi profetico

La Redazione

 

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“L’isola di Ponza, in epoca recente è stata interessata da profondi cambiamenti, principalmente durante due periodi: negli anni Quaranta e Cinquanta lo sfruttamento minerario per l’estrazione della bentonite ha provocato gravi alterazioni geologiche a Le Forna, e la parziale scomparsa di un insediamento abitativo (…). In una fase immediatamente successiva le modifiche del paesaggio hanno interessato principalmente l’assetto urbano.

Sono soprattutto i rilievi aerei realizzati con finalità cartografiche a documentare le trasformazioni del paesaggio: le foto dell’isola risalenti al 1936, comunicano la sensazione di un territorio in cui prevale l’economia agricola, con campagne intensamente coltivate e terrazzamenti che arrivano fin quasi al mare.

Nelle immagini aerofotogrammetriche successive agli anni Cinquanta si palesa un progressivo abbandono dei terreni e la parziale copertura dei rilievi da parte della macchia mediterranea.

La trasformazione del tessuto isolano da parte di nuove costruzioni che sono sorte anche lontano dai centri storici di Ponza e Le Forna è stato condizionato fino agli anni Cinquanta dall’aumento della popolazione locale. In seguito, in contrasto con la diminuzione delle presenze isolane, si è assistito a un ulteriore incremento e a una modifica anche della tipologia costruttiva. Questa situazione, prodottasi per aumentare la ricezione del turismo, ha imposto una nuova logica nella gestione del territorio.

Se da un lato mutate condizioni di vita e maggiori disponibilità economiche hanno migliorato l’assetto delle abitazioni e la vivibilità dell’isola, lo sviluppo non ha tenuto conto a volte  delle tradizioni e dell’ambiente con la perdita progressiva del retaggio storico culturale.

Infatti, l’immagine del passato, intesa come storia del territorio, è stata spesso considerata come ricordo deteriore e di conseguenza trascurata: eppure è proprio dall’identificazione nei simboli della propria storia che origina la sensibilità e la forza culturale di una popolazione.

È increscioso ammetterlo, ma in diverse situazioni, non sono stati rispettati i canoni architettonici locali e strutture molto antiche e importanti sono state completamente cancellate per far posto a situazioni forse più funzionali, ma certamente meno preziose. Tutta la conservazione e la valorizzazione dei beni monumentali è tuttora completamente trascurata o ignorata. Nel nostro arcipelago, come del resto in altri territori insulari, i modelli della globalizzazione minacciano di sopprimere le modalità identificative, non tanto per la modernizzazione dei comportamenti e del territorio, quanto per la mancanza di continuità col passato.

(…)

Confrontando le situazioni espresse nelle carte antiche con quelle moderne e, soprattutto, riflettendo sulla situazione attuale dell’arcipelago, non si può che guardare con nostalgia a un passato non molto lontano: ciò che colpisce è la mancanza di armonia degli interventi umani sulla natura e sulle antiche strutture.

Certamente, i processi di trasformazione del territorio sono necessari e rientrano nella logica del progresso; tuttavia bisogna temere che un forte impatto su un ambiente circoscritto e delicato, come quello isolano, unito al completo disinteresse delle problematiche territoriali, possa determinare alterazioni tanto importanti da minare le stesse risorse locali.

Senza addentrarmi in una materia così complessa, anche perché fuori dalle ragioni del presente lavoro, è comunque auspicabile una maggior chiarezza e comprensione dei fenomeni che giocano un importante ruolo nel paesaggio e sul territorio, soprattutto, non tralasciando la funzione della cultura locale, intesa come rispetto della storia e dell’ambiente.

 

Vincenzo Bonifacio (Enzo)

 

 [Da: Pontio, l’isola di Pilato; pp. 142 e 144 (ibidem) – Vianello libri; 2010]