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Il turismo a Ponza

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 di Gennaro Di Fazio

 

Com’è andato il turismo questa estate a Ponza ?

Questa domanda, posta a fine agosto  a varie categorie turistiche e commerciali di diverse località dell’isola, con sorpresa ha prodotto risposte molto variegate e cioè: “peggio o molto peggio dell’anno scorso” nonostante i pontili a mare,  oppure: “uguale” o addirittura: “meglio dell’anno scorso” nonostante la crisi.

Ma come mai Ponza non  riesce ad esprimere una tendenza uniforme sull’andamento turistico ?

A mio modesto parere, prendendo a prestito una considerazione di un operatore locale, Ponza ha un andamento così variegato perché  esprimere solo una parziale accoglienza rispetto alle sue potenzialità,  è come se stesse perennemente in crisi spalmando di volta in volta la sua ridotta recettività in vari settori. E’ come se a Ponza arrivasse solo il 30 o il 50% dei potenziali turisti per cui saranno sempre le solite e meglio organizzate attività del settore, soprattutto quelle intorno al porto, a trarne beneficio mentre di contro i settori e gli operatori a qualità inferiore e/o in periferia si vanno a contendere ciò che rimane.

E’ chiaro che chi va a gonfie vele non vuole che questa situazione cambi per paura di una eventuale arretramento della sua economia, “tanto a Ponza i turisti continuano a venire”, direbbero.

A questo punto sarebbe interessante sapere quanti dei turisti di una estate ritornano sull’isola l’anno successivo per soddisfazione dell’accoglienza ricevuta e quanti invece sono venuti per la prima volta semplicemente perché attratti dal fascino dell’isola o indotti dalla pubblicità della televisione o del web, al fine di capire se la crisi perenne di Ponza dipende dal suo status quo o dalla sua incapacità ad accogliere.

Una cosa è però certa, visto quanto costa stare sull’isola, chiunque chiederebbe qualcosa in più rispetto a ciò che Ponza offre come per esempio un po’ più di pulizia e una maggiore disciplina del traffico che poi riguarda principalmente il mese di agosto e non credo che sia così difficile organizzare. Tale conferma mi è stata data da un bel libro di fotografie, redatto dal “Brigantino”, il quale è riuscito a mostrare con molta più evidenza le tante bellezze di Ponza grazie alla accortezza di non far apparire nelle foto né immondizia né macchine. Sembrava un’isola di sogno che ognuno di noi vorrebbe.

A questo punto si dirà  che non ci sono i soldi per farlo; o forse invece non c’è la capacità per recuperarlo? Il danaro non solo è indispensabile procurarlo per i servizi estivi, ma anche per quella parte delle comunità che dal turismo subisce sole le conseguenze, come l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, la difficoltà di trovare case in affitto o semplicemente un posto in spiaggia occupato dagli abusivi peraltro anche soliti, oltre che per le istituzioni locali continuamente in affanno fino ad arrivare alla mancanza di gasolio per i riscaldamenti o l’acqua minerale per le scuole (notizie apparse sui giornali nell’inverno scorso e precedenti e da denunce verbali delle persone che subiscono tale inefficienze).

Ma tra quelli che beneficiano del turismo e quelli che ne subiscono le conseguenze vi è tutta una serie di persone che vorrebbero trarre  beneficio da questa industria ma che invece sono penalizzati dagli abusivi che tanto guadagnano e nulla dichiarano. E purtroppo, da quanto mi risulta, di abusivi in varie attività ce ne sono tanti e se nessuno denuncia questo stato di cose è perché quasi tutti hanno un piccolo abuso con conseguenza paura del ricatto altrui; così che l’abusivo guadagna, toglie i soldi al regolare e non dà niente al comune e alla comunità con conseguenti benefici per pochi e danni per molti.

Chissà che per portare vantaggi economici a tanti e migliorare la qualità di vita a tutta la popolazione ponzese non basti semplicemente regolarizzare le attività e migliorare l’organizzazione della macchina comunale.

Purtroppo viviamo in un’epoca dove fa più paura la legalità che il disordine, dove vige la cultura che solo grazie al liberalismo è possibile sopravvivere, dove il concetto di libertà è stato collegato alla ridotta interferenza dello stato e delle istituzioni.

Intanto si riducono i servizi sociali, si strozza la pubblica amministrazione, il lavoro si sta spogliando del diritto e della tutela per trarre il massimo del profitto solo per pochi, la questione morale si è ridotta a: “tanto lo fan tutti” con la conseguente impotenza al cinismo e al malaffare, le funzioni fondamentali dello Stato come il diritto alla salute, l’istruzione e la previdenza stanno per essere liquidate un po’ alla volta con la scusa che non ci sono i soldi i quali invece stanno andando nella direzione di pochi.

Viviamo in un epoca  dove il silenzio degli innocenti viene interrotto solo dalle urla di pochi indignati (Nichi Vendola)

Gennaro Di Fazio