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Amarcord e il Canzoniere ponzese

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di Mario Balzano

 

Amarcord. Nonostante il meraviglioso film, il termine ha avuto sempre una velatura di negatività. Ricordo del passato sì, ma un po’ enfatico e noioso. Così si dice. Ma quando poi succede, di rievocare il passato tutti insieme, ci si diverte un mondo. Ed è quel che è accaduto l’altra sera (6/8) sul Lanternino a molti compaesani, a sentir raccontare in forma di canzuncelle, situazioni e personaggi caratteristici del nostro recente passato. Chissà perché quelli che incrociamo nel quotidiano e spesso trattiamo con fastidio, poi, quando non ci sono più e ci vengono rappresentati con l’enfasi dell’arte, ci esaltano e ci commuovono. O forse lo sappiamo perché: è la nota romantica e psicologica legata all’età dell’oro, alla giovinezza di ciascuno. Più falsi di una moneta fasulla quei ricordi, che magari viverli non è stato proprio così esaltante, rimangono nel profondo della nostra memoria e vengono opportunamente eccitati dalle poesie e dalle canzoni che ad essi si riferiscono.

Franco (De Luca) e Nino (Picicco) insieme a Mario (Iozzi) e Antonio (De Luca), con il supporto delle poesie di Carmine Pagano e dello stesso Franco, hanno ben rappresentato l’altra sera questa, chiamiamola, ‘esigenza di illusione’ dell’animo umano e sono stati circondati da tanta simpatia e applausi.

Come dire: l’Amarcord nelle disquisizioni dotte viene tanto stigmatizzato, ma poi sotto sotto piace e trascina tutti.

C’erano poi altri aspetti della serata.

La riaffermazione, ove mai ce ne fosse stato bisogno – nella sostanza più profonda, nei ritmi e nelle cadenze verbali – della ‘napoletanità’ della nostra cultura, ben distante dalla ‘lazialità’ di attribuzione burocratica. Né potrebbe essere altrimenti, date le radici ischitane e torresi (Torre del Greco) dei due nuclei costitutivi dell’isola.

Da un punto di vista musicale, la presentazione di questo assaggio di ‘Canzoniere ponzese’ costituisce un genere del tutto nuovo, che non esisteva prima a Ponza, come giustamente ha rilevato Franco De Luca nella sua presentazione.

Non canzone popolare, ma ‘tradizionale’ nel senso di contiguità alla sensibilità comune, ai personaggi e ai fatti del nostro recente passato; mentre il nuovo percorso musicale intrapreso dal Gruppo (dall’illustre passato!) si è evoluto, dall’arrangiamento e la riproposizione dei canti ecclesiastici e profani dei tempi del parroco Dies, alle forme e ai contenuti attuali.

Qualche parola infine sui rapporti con la nuova stagione di aggregazione / partecipazione che l’isola sta vivendo, venuti fuori in modo evidente (e dichiarato) in qualche pezzo: “Gente essenziale”, per esempio, basata su alcuni racconti di pesca tratti dalle pagine e dagli incontri di ponzaracconta. Come anche il rinnovato interesse per le vecchie filastrocche – nel pezzo ” ‘A primma luna monta” – recentemente raccolte da Franco De Luca in un opuscoletto dal titolo “Spingule, ago e filo: Filastrocca, preghiere e detti ponzesi” (2010).

Ha detto Nino Picicco, con la sua innata modestia e sorniona ironia: – “Sinceramente… diteci sinceramente come stiamo andando… Che se non ci dite basta, noi continuiamo così..!”

Più volte ci ha chiesto, e più volte gli abbiamo risposto… Di continuare. A cantare Ponza e i suoi abitanti, le sue bellezze e anche gli aspetti meno virtuosi del carattere isolano: l’anima comune che ci unisce, pur tra tante differenze.

Divertiamoci intanto con queste canzoni; anche attraverso di esse qualcosa si sta costruendo; qualcosa resterà…

 

Mario Balzano

 

Su temi attinenti, sempre in questo sito, vedi anche la recensione di Silverio Lamonica (leggi qui [2]); ‘Il concertino’ di Sandro Russo (leggi qui [3]) e un commento di Luisa Guarino (leggi qui [4]). Per “’Na notte a palammt” di Mimma Califano, leggi qui [5].