- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

Lilli Racconta – Sopralluoghi in un’isola che ne contiene mille…

di Claudia Tofani

.

Quando il traghetto si allontana dalle coste di Formia sembra quasi di allontanarsi dall’Italia tutta, navigando sospesi su un mare che di miglio in miglio diventa sempre più azzurro, magico.

È la strada blu per Ponza.

Appena quattro ore di navigazione e Lilli spiaggia su quest’isola che solo ad un primo e fugace sguardo odora di vacanze e mare, di pesce cotto alla brace e, se si è fortunati, dei fumi dei fuochi d’artificio per S. Silverio.

Lilli è arrivata a Ponza per trovare dei racconti da trasformare in immagini, per costruire il ricordo da lasciare a tanti occhi curiosi. È fortunata: sulla sua strada si staglia la sagoma di un novello Cicerone, esponente di un gruppo di facinorosi archivisti di storie dell’isola, un amante di botanica, cuore buono e tante idee: Sandro.

Il porto è già in festa. I gran Pavese, come racconta il Dott. Feola, colorano le barche e suggeriscono l’allegria che tra poco riempirà le maglie vuote delle reti dei pescatori in fremente attesa della processione del Santo che a Ponza perdette la vita.

S. Silverio non si tocca: lo si capisce subito.

[1]

Ci sono migliaia di persone che tornano su questo lembo di terra in mare per onorarlo: dalla Sardegna, dall’Elba, dall’Europa e, sorvolando i confini dell’Oceano, dall’America. Inutile chiedere una “pescata” ai pescatori: la risposta è una sola: vorrai mica metterti contro il Santo? A S. Silverio non c’è barca che esca!

E allora, tolti i pescatori dal mare, cosa e chi raccontare su un’Isola?

Lilli, che adora guardare negli occhi di chi vive il luogo, non può che leggere le storie scritte negli occhi di Sandro.

Una gentile alchimia permette ai due di scorrazzare dal porto a S. Maria, dalle Forna alla vecchia miniera e tutte queste corse su e giù per l’isola diventano il filo conduttore di quello che sarà il reportage di un mondo a parte.

Seguendo le orme di Sandro, Lilli scopre che Ponza può anche essere raccontata da un punto di vista “total green” perdendosi tra gli aromi e le spine delle piante che fanno da abito all’isola.

Stringendo le mani delle persone incontrate lungo i vari tragitti ancora racconti: racconti di gente semplice che asseconda il flusso del mare.

Un incontro in particolare: Sandro presenta a Lilli un amante della Ponza nascosta. Ha i capelli bianchi che tradiscono la sua età, uno sguardo sicuro e un guizzo che si potrebbe scambiare con l’animo partenopeo: si chiama Domenico e nella vita è un libero pensatore oltre ad essere uno che di mare ne sa tanto e per questo ci lavora sopra.

I tre hanno un’impresa da compiere: Ponza un tempo aveva il suo acquedotto. Possibile che non ne sia rimasta traccia evidente? Possibile che Ponza, che 2000 anni fa aveva un suo autonomo approvvigionamento idrico, sia oggi legata ad una nave da rifornimento per l’acqua?

Sembra buffo; dopo secoli di tecnologie avanzatissime si scopre che è proprio, così ma per vederlo con i propri occhi Lilli segue i passi esperti di Domenico, seguito a ruota da Sandro, che calandosi in un cunicolo strettissimo ripercorre la sfida di qualche decennio fa, quella che ha per protagonista un idrogeologo amante di Ponza e dei suoi segreti nascosti.

Così nel nero di quel buco, intervallato da qualche finestra a strapiombo sul mare, Lilli trova conferma alle sue strambe teorie sul mondo e sulla vita: senza  sporcarsi le mani non si arriva da nessuna parte.

[2]

E infatti Lilli esce da quel pezzo di storia abbandonato e travolto da sismi e frane, con i pantaloni tutti rotti e le mani nere ma con gli occhi che brillano perché “nessuno lì ci andava più”, perché contenta di aver visto qualcosa che in pochi possono raccontare.

Una volta che Ponza riesce ad irretirti, da buona sirena qual’è, non bisogna far altro che assecondare il suo richiamo. Una nota dolce spinge il trio alle grotte di Pilato, altra imponente costruzione di epoca Romana.

Lilli è completamente in balia di Sandro e Domenico: non c’è angolo nascosto per loro, in questo antico murenario che per un momento si trasforma  in labirinto.

[3]

[4]

Un tempo, raccontano Sandro e Domenico, ci venivano a giocare a nascondino. Lilli pensa solo per un secondo brevissimo che oltre al gioco del nascondino quel posto magico avrà visto nascere tanti amori e sarebbe pronta a scommettere che almeno uno dei due ha chiesto qui in sposa la sua bella.

Quasi a conferma di quell’illusione Lilli scopre che le favole di Ponza sono celate. Aniello vive vicino alla cisterna della Dragonara e per qualche minuto riesce a strappare Lilli dal suo impegno lavorativo.

[5]

Aniello racconta di quando era bambino. Ha sempre vissuto con accanto questo bacino di raccolta di epoca romana. Ma cosa vuoi che ne sappia un bambino dell’ingegno di idraulica che ha sotto i suoi piedi?

Aniello e i suoi amici lì sotto ci andavano a giocare. Perché lì sotto tanti anni fa c’era ancora l’acqua, non si vedeva niente e bisognava scendere con le candele. Aniello e la sua ciurma si fecero delle barchette, forse delle zattere, e nella cisterna giocavano a fare i pirati e i grandi navigatori.

Lilli nel buio immaginava le vele bianche solcare l’acqua trattenuta dal coccio pesto. Spenta la lampada è tutto più facile e la cisterna diventa un mare senza acqua.

[6]

Alle 6 di un insospettabile lunedì mattina, la Diana da la sveglia a tutta l’isola.

E’ il giorno di San Silverio.

L’isola ride. Da poco lontano, sullo scoglio della Ravia, la sig.ra Wallner racconta a Lilli il suo sogno: la sua casa, comprata dai genitori negli anni ’60, forse un giorno diventerà un museo scuola e qui chiunque voglia immortalare su una tela Ponza è ben accetto.

[7]

Florentine, è questo il nome della sig.ra Wallner, è figlia di  due artisti, un pittore e una scultrice.

È la figura di sua madre Ursula a scuotere Lilli.

Ursula imparò qui ad andare sott’acqua e sott’acqua portava con sé una lavagnetta e un lapis per studiare le posizioni e le reazioni del corpo alla pressione del mare. Ursula chiamava quegli uomini oceanonauti.

Lilli è affascinata, ammaliata dai ricordi di Florentine, musa per la madre e oggi megafono di un’arte che voleva celebrare gioia e bellezza.

[8]

Ponza è gioia e bellezza. Un quadro fatto di arte e natura, di volti segnati dal sole e di capelli mossi dal vento.

Ponza per Lilli ha molti nomi: Sandro, Domenico, Franco, Isidoro, Giuseppe, Ernesto, Luisa, Maria, Giovanna e Antonio.

Ponza per Lilli ha anche un altro nome. È già nostalgia: di una straniera arrivata un giorno per lavoro e andata via da Ponza con un cuore e un racconto nuovi…

 

Claudia Tofani