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Risposta alla lettera aperta del consigliere comunale Elio Gabriello Zecca

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Di Gennaro Di Fazio

Ponza, con la morte inaspettata e prematura di Roberto Coppa, scopre di essere deludente a se stessa. Scopre quasi all’improvviso che sull’isola vige ormai  la cultura dell’indifferenza agli uomini e alle cose.

Roberto è un caso, il bracconaggio è un altro caso, i collegamenti sempre più scadenti è un altro caso, il persistere dell’abbandono della miniera di proprietà comunale (almeno lo spero) è un altro caso, l’incapacità di fare arrivare fondi sull’isola è un altro caso ancora; poi ci sono tanti altri casi e altre indifferenze; ma l’isolano invece fa sempre lo stesso commento: “tanto la gente a Ponza continua a venire”. Intanto mentre i pochi soliti continuano a fare tanti soldi e molti annaspano per varie condizioni, l’isola continua a precipitare  verso uno stato sempre  più  profondo di degrado sociale ed economico se non addirittura morale.

Il commento di cui sopra è una premessa, per quanto sintetica, alla risposta della Lettera Aperta del consigliere comunale Elio Gabriello Zecca (pubblicata su questo stesso sito e di cui si consiglia la lettura per meglio comprendere le questioni dibattute in questo articolo), con la quale cerco di inquadrare la condizione dell’isola e dimostrare che Roberto Coppa non è un caso ma la conseguenza di uno stato di cose che persiste da tempo e che non fa prevedere a breve condizioni di miglioramento.

Ma al di là degli aspetti più propriamente morali, vorrei sottolineare di come sarebbe molto più opportuno (e spero si faccia) se questa lettera venisse letta dal consigliere Zecca nell’assise del Consiglio Comunale a cui appartiene e farebbe inoltre opera meritoria se andasse a verificare le responsabilità del suo comune e gli eventuali storni di bilancio dal sociale ad altri capitoli più redditizi dal punto di vista politico, visto il suo dubbio a riguardo e considerato che come consigliere egli ne ha facoltà.

A questo punto sembrerebbe che io voglia innescare una polemica sulla lettera aperta di Zecca. Non è così, è solo una reazione, semmai esagerata – ma forse perdonata da chi conosce i miei trascorsi con Roberto – alla sensazione che si volesse sfruttare, con un po’ di demagogia, la morte di Roberto a fini politico – propagandistici.

Comunque, per meglio chiarire questa mia condizione emotiva, elencherò di seguito le motivazioni che mi hanno indotto a scrivere questa risposta:

–         le responsabilità della morte di Roberto Coppa non sono di tutti ma di alcuni e in modo differenziato;

–         il consigliere comunale, indipendentemente dallo scranno che occupa, di maggioranza o di opposizione che sia, ha il dovere di controllare le condizioni di vita della gente del comune che egli rappresenta, di tutti, ma soprattutto dei più deboli; quindi non solo ha il dovere di denunciare le situazioni a drammi ormai avvenuti come è stato fatto, ma soprattutto deve mobilitarsi all’attivazione delle procedure per prevenire che tali tipi di drammi avvengano;

–         per quanto apprezzabile sia la lettera di commiato a Roberto da parte del Sig. Zecca, sarebbe stato più elegante se egli si fosse firmato con il solo nome e cognome senza la dicitura del titolo di consigliere onde evitare la (forse errata) interpretazione di demagogia politica;

–         Sig. consigliere, le “lettere aperte” si fanno per denunciare pubblicamente uno stato di cose che risulta impossibile modificare per altri canali, pertanto con questo tipo di lettera è come se la denuncia lei l’avesse fatta anche a se stesso, visto che attacca, giustamente, il Comune per le sue mancanze,  di cui però, come già detto, Ella è anche rappresentante.

Comunque, al di là delle interpretazioni forse personalistiche e l’azione (forse) aggressiva nei confronti del consigliere Zecca, spero che questa mia risposta serva a stimolare le coscienze individuali, politiche e istituzionali di questa nostra amata e martoriata isola di Ponza e chissà che non sia proprio questa morte a stimolare tutto ciò e ad aprire un varco nell’indifferenza e nell’apatia dell’isola. Chissà che Roberto non dia più fastidio da morto che da vivo! In fin dei conti la storia è piene di situazioni del genere; lo stesso Gesù Cristo ha dato più fastidio dopo la sua crocifissione. Non voglio certo paragonare Roberto a Gesù Cristo ma comunque egli sicuramente fa parte di quelli che Cristo chiamava a sé e cioè: i diseredati, i poveri, i malati, gli afflitti e tutti quelli che erano affaticati e stanchi, quelli che Lui denomina: “i piccoli”

Egregio sig. consigliere, al di là del significato che vorrà dare a questa mia risposta, spero che Ella vada comunque avanti nelle sue intenzioni al fine di fare chiarezza sulle eventuali responsabilità civili e/o penali; in caso di successo sarà sicuramente una sua grande vittoria. Per gli aspetti etici di questa vicenda c’è invece da lavorare molto di più, tutti e per molto tempo. L’importante è credere nel cambiamento, con forza e determinazione. Nelson Mandela diceva: “un vincitore è un sognatore che non si arrende”. Lei è giovane e ha la forza per andare avanti, spero, e glielo auguro sinceramente, che su questa vicenda e non solo Lei ne esca vincitore.

Gennaro  Di Fazio

P.S.

Per questo articolo ho preferito scegliere come immagine le ginestre affinché esse, nel rappresentare ed esprimere la primavera a Ponza, possano essere di auspico al rifiorire di una nuova primavera ponzese di rinascita sociale e civile.