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Le Belle di Notte

di Luisa Guarino & Sandro Russo


Estate della nostra adolescenza. Siamo sempre in Piazza Pisacane, quella che ormai da anni i vacanzieri definiscono ‘piazzetta’, parola insopportabile. Dopo la cena i ristoranti respirano un po’, e noi possiamo ritrovarci con Franco, Sandro e Fausto seduti a un tavolo di Zì Capozzi finalmente sparecchiato. I nostri amici-fratelli storici hanno infatti terminato il ‘servizio’ estivo per antonomasia, e possiamo concederci due chiacchiere. Ci fanno compagnia, profumati e discreti, i cespugli fioriti delle Belle di notte, che dischiudono le corolle proprio con il fresco della sera: sono fucsia, gialle, o screziate. Sono loro le testimoni silenziose delle nostre interminabili chiacchierate, sul bagno del mattino, la pescata del pomeriggio, i programmi per l’indomani, ma soprattutto le ‘mattizie’: quelle che abbondano nei discorsi degli adolescenti, e non solo.

Come dimenticare aneddoti e notizie, barzellette che ancora oggi mi fanno sorridere, o certi racconti ‘raccapriccianti’?

Come quella volta che Franco & Co. mi hanno distrutto un mito: quello di Luca, biondo, alto, bello ma soprattutto aristocratico, impegnato nottetempo proprio con loro in una gara di rutti, lì in piazza.

A distanza di tanti anni, lo sapete bene, questa proprio non ve la perdono, amici miei! E chiamo come testimoni le Belle di notte, che pare mi strizzino un occhio, come le pansè del film “Alice nel paese delle meraviglie” di Walt Disney.

 

Luisa Guarino

 

[1]

Pianta e fiori di Bella di notte (Mirabilis Jalapa – Fam. Nyctaginaceae) dal profumo di ‘sera d’estate di tanti anni fa’. Dai piccoli semi neri si sviluppano piantine che in una sola stagione formano un tubero fittonante capace di rivegetare negli anni successivi, in forma di cespuglio alto fino a 1 metro circa

 

Le ‘mie’ Belle di Notte

 

Poco cinema e molti batticuori quando ci si andava da ragazzi. Al mitico ‘Cinema Margherita’. Sì… proprie chill’ì Barbètt’, col vecchio M’lazz’ che faceva e staccava i biglietti e u’ ciuccio Pallera che ogni tanto si inseriva nella colonna sonora. C’era ancora Menicucci’a voccastorta con il suo inimitabile grido nell’intervallo: “Noccioline… gazzose, cocacola… Aranciate chi bé’…” (…Si vociferava che fosse ‘…chi beve!’)

Che possa essere cominciata lì la mia passione per il cinema, mi sembra poco probabile; più che altro si andava a far caciara. Era una palestra per battute salaci o grevi, per i primi incontri con le ragazze al buio. Una specie di società semi-segreta, “i tubbisti”, impegnata in tutt’altre faccende che non a vedere il film. Questi ultimi poi non aiutavano certo: ‘cappa e spada’ o polpettoni storici, soldati romani con le vaccinazione per il vaiolo in bell’evidenza sul braccio e bellone in pepli neanche troppo discinti. Il western all’italiana ancora al di là da venire. Altri film proprio non arrivavano, o sarebbero andati deserti, nelle sale cinematografiche della mia prima adolescenza. Il grande cinema l’avrei poi scoperto a Roma, negli anni dell’università; ed era tutta un’altra cosa.

Ma cercando bene, qualche impressione mi è restata, di quelle agitate sere d’estate – il cinema lo ricordo come un evento soltanto estivo -: una sala con i finestroni aperti, un’arena sotto il cielo stellato, i sedili delimitati da una fila di fioriere in cemento; ma sempre il profumo delle ‘belle di notte’. Un fiore poco appariscente su una pianta disordinata e insignificante, ma un profumo che si insinua e rimane nella memoria …Che poi mi è sembrato di riconoscere – se non il fiore in sé, la sensazione – in ‘Nuovo Cinema Paradiso’ di Tornatore.

 

Sandro Russo