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Il monachesimo nelle isole ponziane

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Il monachesimo nelle isole ponziane

Palestre eremitiche, scale di Cristo, isole beate (Bernardo di Chiaravalle)

di Luigi Aprea

Con la fotografia di Zannone attraverso uno squarcio dei ruderi del monastero sopra Cala Felci, (vedi foto sopra) ho pensato di riportare tramite l’immagine parte di quegli eventi che caratterizzarono le nostre isole con l’avvento del monachesimo.

Le isole Ponza, Palmarola e Zannone dall’anno 929 al XV secolo erano sotto la giurisdizione  del Ducato di Gaeta. Come primo passo di donazione delle isole ai monasteri, i monaci benedettini di Gaeta ottennero dal Duca Giovanni l’isola di Gavi, che venne successivamente denominata isola di S.Martino, dalla Chiesa di S.Teodoro e Martino.

Nella storia della Chiesa, Ponza ha avuto una parte molto rilevante, prima col martirio di numerosi cristiani, successivamente con l’esilio e il martirio di Papa Silverio. La vita ascetica con l’eremitaggio è stata il vero pilastro della diffusione del monachesimo. Tant’è che  C. Rutilio Namaziano ( V secolo ) era convinto dell’influenza magica che Ponza esercitava su quegli uomini, a danno del culto degli dei. In epoca postuma Giovanni Boccaccio nella sua “Genealogia degli dei” chiamò Ponza con l’appellativo di Monteblivione, terra  di oblio nelle delizie. Come riportato da Luigi Sandolo-avvocato ponzese in “Su e Giù per Ponza” -Cavallotti Editore – Milano. Ritornando a Rutilio Namaziano,i suoi versi risuonano cosi:

Num, rogo, deterior Circaeis secta venenis ?

Tunc mutabantur corpora, nunc animi.

(Pertanto, chiedo, questa comunità dell’Isola di Circe è più ammaliatrice di una pozione venefica? Allora venivano mutati i corpi, ora gli animi.)

Il primo nucleo di aggregazione di monaci benedettini avviene con l’edificazione della Badia di S.Maria di Ponza, nell’anno 538 in contrada S.Maria. S.Venanzio risulta essere il primo Rettore dall’anno 603. I monaci sono presenti fino al nono secolo, allorché vengono fatti schiavi dai Mori. Dovranno trascorrere quattro secoli perché le isole vengano  affidate ai Cistercensi, dell’Ordine di S.Roberto da Cistercium (Citeaux), luogo paludoso  e solitario fra la Borgogna e la Bresse. Nell’austera Regola dell’ Ordine vigeva il divieto della carne, dalla mezzanotte all’alba il canto degli Inni, quindi coltura dei terreni, pesca o quant’altro  occorreva per le necessità della comunità. Vestivano con la cocolla di lana, cinto di cordella.

Il Pontefice Innocenzo III con Bolla del 27 aprile 1202, autorizzava la riapertura della Badia di S.Maria di Ponza. Come Abate veniva designato il gaetano Don Pietro Spinelli, Don Giovanni Lordomanno come priore, Don Giovanni Buotfiro come maestro di casa, ed altri monaci. Come protettore veniva eletto S.Erasmo.

Onorio III con la Bolla del 17 agosto 1322, delegava il Priore di Fossanova comunicandogli:

Le isole di Ponza, Zannone, Palmarola e S. Martino, appartenenti alla S. Sede, sono alla particolare tua cura e dipendenza affidate, col fare le nostre veci per la Santa visita in ogni biennio agli eremita e servi di Dio colà esistenti.

Dopo alterne vicende, anche per motivi di pesca nei mari assegnati alle varie  comunità monastiche di Ponza, Zannone e S.Martino, il Re di Napoli nell’ottobre 1454, allontanava i monaci dalla Badia di S.Maria di Ponza. Ma la vera ragione dell’allontanamento era nella disputa fra Re Alfonso d’Aragona e il Pontefice sul dominio delle isole.

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Foto dei ruderi del monastero a Zannone

Nell’Abadia di S. Maria di Zannone la vita monastica ebbe inizio il 29 giugno 1213, con monaci provenienti dal Cenobio di Gaeta. L’Abate si chiamava Pietro, accompagnato da altri sei monaci e numerosi conversi.

Inizialmente benedettini, nel 1267 adottarono anch’essi la Regola cistercense, dando maggior rigore alla vita monastica.

Si racconta che i monaci dei monasteri dirimpettai, Cala Felci e Zannone, al calare delle tenebre comunicassero tra loro con segnali luminosi.

Le continue incursioni di pirateria, costrinsero i monaci nell’anno 1295 ad abbandonare Zannone e a trasferirsi presso Gaeta, dove eressero un altro monastero, dedicato a S. Maria  di Sennone.

Luigi Aprea