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Su Roberto Coppa. Lettera aperta

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di Elio Gabriello Zecca

 

Tutti dobbiamo sentirci responsabili dal primo cittadino all’ultimo dei residenti, perché la civiltà di una comunità la si coglie dal modo con cui sostiene i più deboli, i sofferenti, i poveri, i malati, gli indifesi.

Roberto Coppa se ne è andato – forse cotto al caldo sole dell’estate, lo stesso sole che attira migliaia di turisti sull’isola, per partecipare ad un’orgia di danaro e consumo, che ha fatto smarrire valori che un tempo erano assai radicati  – la sua odissea si è conclusa, ha tolto il disturbo.

Il fatto che si possa morire in una roulotte, sommerso dai rifiuti, senza che nessuno se ne accorga non ci fa pensare subito a inefficienze o carenze nella gestione di questo ragazzo, ci fa pensare prima di tutto all’assuefazione ed all’indifferenza che deve essere cresciuta nelle “persone” che sono a contatto con quella realtà.

Dove è finita quella Ponza che sapeva commuoversi per un malato o per un povero, e sapeva aiutarlo?

Dove sono finite quelle istituzioni che con orgoglio mostravano gli anziani quali “fiori all’occhiello” della qualità della vita che offriva l’isola, quegli amministratori “armati” di quella bontà che si alimenta proprio con il contatto quotidiano con tante storie che reclamano aiuto e giustizia, una bontà che non consente di arrendersi, perché non si tratta semplicemente di difendere idee o principi, ma di lottare per trovare soluzioni ai problemi di “quel” giovane senza lavoro, di “quell”’ammalato senza cure, di “quello” sbandato senza affetti, di “quel” drogato abbandonato a se stesso.

Sono cambiati i poveri, i vecchi, i malati o sono cambiati i ponzesi ?

I genitori, malati, non hanno avuto il tempo di aiutarlo a crescere, troppo presto se ne sono andati, quando era ancora troppo piccolo, ma davvero Roberto meritava solo una vecchia roulotte senza luce, senza acqua, senza servizi igienici, esposta al rovente sole estivo; ma non ci sono strutture, istituzioni che dovevano farsi carico di ciò?

La Procura certamente aprirà un fascicolo conoscitivo sulla questione, ma prima di interrogarci legalmente sulle eventuali responsabilità (il Comune riserva ingenti somme – in bilancio – ai figli senza genitori; lui non stava in cura in una clinica del continente?), viene spontaneo interrogare il nostro cuore su quello che stiamo diventando.

Adesso l’isola è più bella e più pronta ad accogliere danaro fresco, non c’è più quel giovanottone dal fisico possente, ma con la mente di un bimbo, che circolava per le strade con la sola compagnia della sua musica, ognuno di noi potrà ricordarlo con un fatto o una storia da raccontare.

Noi non possiamo che dirgli “ciao Roberto”, ma Lui a noi dice che ormai è indispensabile una forte e decisa ripresa spirituale da parte delle varie componenti familiari, politiche, economiche, sociali, per esercitare un fermo, costante, direi feroce controllo sulle istituzioni, affinché si accorgano che Ponza non è solo pontili o demanio, turismo e danaro, ma tanto, tanto di più.

Chi potrà rimanere sereno ricordando quanto è stato fatto per lui e quanto si poteva e soprattutto si doveva fare, ma anche queste sono orami chiacchiere inutili, il Corso principale dell’Isola è dedicato a Carlo Pisacane, ma, rimbocchiamoci le maniche e “Stringiamoci a coorte” perché è il momento di dire nuovamente, dopo 150 anni: “Abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare… gli italiani”.

Quando Lui tornerà, vedrete, lo accompagneranno in vergognoso silenzio, ma si sappia che la Sua morte sarà la nostra trincea.

Ora basta!!!

 

Elio Gabriello Zecca  (Consigliere Comunale)