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Passioni botaniche ponzesi (8). Carote

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C’è carota e carota

di Sandro Russo

 

Ovunque, in giro per le campagne o le coste scoscese di Ponza in questa stagione, ci si imbatte in fiori ad ombrello, bianchi o rosati a seconda della fase di maturazione, con un puntino più scuro (nero o rosso-bordeaux) al centro. A guardarli bene da vicino si può apprezzare la grande perfezione del fiore, con un andamento a spirale, che si ritrova in altre strutture del mondo vegetale [chi fosse interessato ad approfondire, può cliccare qui [2], per accedere ad un articolo dello stesso Autore dal titolo “Le piante, i frattali e la ricerca della bellezza”].

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Il fiore di cui stiamo parlando è quello della carota selvatica, diffusissima nell’isola. Da questa pianta, per un processo di domesticazione di secoli (non certo  avvenuto a Ponza) si giunge alla carota coltivata (Daucus carota), di color arancio; ma ne esistono varietà di colori diversi:

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La famiglia è quella delle Ombrellifere, che include, oltre alla carota, il prezzemolo (Petroselinum crispum), il coriandolo (Coriandrum sativum), la pastinaca, l’anice, il finocchio, l’angelica, gli ombrellini pugliesi (tordylium apulum). Ma che annovera anche piante velenose, come la cicuta, la ferula [‘sa ferula’ (ferula communis): una volta endemica in Sardegna, ora ubiquitaria e invasiva (diffusa anche a Ponza)].

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La ‘ferula sarda’ si è diffusa anche a Ponza, come in tutta Italia. Della contaminazione della flora isolana da parte di piante estranee, ma estremamente invasive, bisognerà riparlare

D’altra parte lo stesso prezzemolo – in decotto concentrato (l’apiolo) – era utilizzato in un passato neanche tanto tanto lontano, come abortivo: azione non specifica, ma fenomeno collaterale di una intossicazione generale. Molte giovani donne ci sono morte, per questa ignoranza!

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A Ponza dunque, la carota comune, di color arancione, arrivò relativamente tardi, diciamo durante la generazione dei nostri zii e nonni, che la chiamavano pastenaca. Mentre in italiano e in botanica la pastinaca (Pastinaca sativa) è l’ortaggio qui sotto mostrato, la cui lunga radice, bianca e carnosa, dal sapore acidulo, viene consumata dopo cottura.

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A complicare ancor più le cose c’è che a Ponza si chiama ‘carota’ un ortaggio completamente diverso, appartenente ad un’altra famiglia botanica: quella delle Cucurbitacee (invece che delle Ombrellifere).

Ed eccola, la carota ponzese – in realtà pugliese: è una varietà di ‘carusiello’, ancora più precisamente il ‘tortarello pugliese’ – di cui abbiamo avuto un profluvio di informazioni dal nostro amico Pinuccio ‘Giovanotto’ di Bari.

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La ‘carota’ di Ponza, ovvero il ‘tortarello pugliese’

I ‘caroselli’ – Cucumis melo subsp. Adzhur – sono  strani ortaggi, tipici della Puglia, ibridi spontanei tra melone e cetriolo, vengono infatti anche chiamati cetriolo-melone. Le varietà differiscono per forma del frutto, colore e sapore (V. ultima foto); le piante hanno la vegetazione del melone e si coltivano allo stesso modo, non vanno cimate poiché i frutti si raccolgono a scalare.

Chissà perché a Ponza è invalsa questa terminologia  – …se qualcuno dei Lettori lo sa, ce lo faccia sapere!

Forse per distinguerlo dall’altra cucurbitacea – il cetriolo, u’ cetrùll’ – che anch’esso si mangiava crudo nelle insalate, ma che a quei tempi – non c’erano ancora gli ibridi recenti – aveva un che di amarognolo, specie alle estremità, per cui bisognava trattarlo in modo particolare. Questo invece era croccante, da consumare fresco, e più dolce, meno della pastenaca (come era chiamata a Ponza la vera carota), ma in qualche modo simile, per cui: ‘carota’.

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Piuttosto, di fronte alla competenza sulle varietà ortive e relativa nomenclatura, sciorinata dal nostro amico, ci siamo resi conto di conoscere ben piccola parte di quel che invece altre culture contadine – quella pugliese, per esempio – hanno acquisito nei secoli e purtroppo (anche loro) stanno perdendo, con le nuove generazioni e con l’omologazione dei mercati.

[9] La straordinaria varietà di caroselli e cetrioli, tortarelli e barattieri  conosciute e diffuse in Puglia, tra cui (nell’angolo in basso a destra, nella foto) anche il ‘tortarello pugliese’: la nostra ‘carota’

E chi se l’aspettava? Una volta di più abbiamo dovuto prendere atto dei limiti delle nostre abitudini alimentari, alquanto rigide, per la verità. Mentre (si parva licet…): “Ci sono più cose tra la terra e il cielo, di quanti voi umani avreste mai sospettato”

 

Sandro Russo

 

[Passioni botaniche ponzesi (8). Carote – Continua]