Dialetto

Religiosità e tecnologia

di Sandro Russo

Mi raccontava l’altra sera una persona che per suoi rispettabili motivi non vuole essere citata, di aver avuto un’esperienza particolare durante la processione di S. Silverio.

L’aveva chiamata dalla Sardegna una sua anziana cugina, emigrata da Ponza nel dopoguerra, per gli Auguri: come ogni anno in occasione della Festa del Santo patrono.

Solo che stavolta, grazie al cellulare, si era trovata a rispondere da ’a pont’u’muole, mentre era in attesa del ritorno del Santo in barca, dopo il giro al largo.

La parente ha sentito i botti che sottolineavano la benedizione a mare, e lei le ha detto dov’era.

– Uh San Silverie mie… Ie tenesse tantu desiderie i’ vedé’ n’ata vota ’a prucessione, ma so’ fatta vecchia, e i cosce nun me tenene…

Così lei ha lasciato il telefono acceso per la cugina lontana, che ha potuto seguire la banda che suonava l’inno allo sbarco del Santo; poi la processione dalla punta del molo alla Chiesa, le preghiere dei fedeli, e la benedizione sul sagrato con il lancio dei garofani. E all’inno di San Silverio cantava anche lei “…Gran santo protettore…”

Prima di chiudere, all’entrata in Chiesa, la cugina l’ha tanto ringraziata… Che le era sembrato di esserci pure lei, in processione, e si era pure commossa, mentre cantava l’inno…

 

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