Ambiente e Natura

Ponza. Impianti idraulici romani (2)

di Leonardo Lombardi

Per la prima parte, leggi qui

 

Se si osservano le infrastrutture stradali e idrauliche si notano forti affinità con le infrastrutture dell’area Flegrea ove Agrippa, genero di Augusto, realizzò gallerie, serbatoi, cisterne e acquedotti, a servizio della flotta di Capo Miseno. In particolare la galleria di Chiaia di Luna, con le aperture inclinate per l’aria e la luce,  molto simile alla galleria Cocceia (7) che collegava il lago d’Averno con la via Domiziana; lo stesso concetto di collegare con gallerie differenti infrastrutture portuali (Chiaia di Luna con il golfo portuale) ricorda le realizzazioni flegree; infine quasi tutti i cubilia per l’opus reticulatum che si rinvengono in Ponza sono realizzati con il tufo giallo epomeo affiorante diffusamente nell’area flegrea. Da questi elementi, come già in parte ipotizzato da De Rossi (1986, p. 36), si può ritenere che le due aree portuali, Ponza e Capo Miseno, facciano parte di un unico disegno e progetto che prevedeva due diversi stanziamenti della flotta o, quanto meno, in Ponza, uno stanziamento secondario o di passaggio della flotta.

(6) – La galleria che collega la rada di Sant’Antonio a quella di Chiaia di Luna mostra, pochi metri prima del termine, sull’intradosso della volta, un pozzo di areazione e illuminazione, occluso dal detrito. La galleria, che per tutta la sua lunghezza ha una pendenza uniforme verso mare, termina bruscamente con un gradino morfologico di m 4 5 a picco su uno stretto arenile, continuazione della vasta Spiaggia di Chiaia di Luna. La galleria serviva a collegare la Costa occidentale con quella orientale, utilissima connessione in quanto la rada e le banchine dell’area portuale sono esposte ai venti del quadrante di levante. In questa ottica la strada non poteva terminare con un salto, così come appare altrettanto improbabile che in fase costruttiva fosse stato realizzato un pozzo di areazione a pochi metri dall’uscita della galleria. E’ pertanto probabile che la galleria fosse molto più lunga di quanto non appaia oggi e che 1’erosione abbia asportato una porzione importante di quest’opera. Se ciò fosse vero la galleria doveva raggiungere una struttura portuale di cui oggi non restano tracce.

(7) – La galleria fu realizzata su iniziativa di Agrippa nel 38-37 a.C. dall’architetto Cocceio che costruì anche le altre infrastrutture stradali e navali tra Napoli e Pozzuoli e tra i laghi Lucrino e Averno.

Se si paragona il patrimonio archeologico, di cui le strutture idrauliche sono una parte importante, alle dimensioni dell’isola (7 Km2) non si può non concludere che l’isola, come appunto si diceva, fosse un centro strategico fondamentale per la navigazione romana. Le opere idrauliche, quasi tutte alimentanti le aree portuali, non potevano infatti servire i soli residenti i cui fabbisogni in acqua erano certamente limitati e largamente coperti dalle cisterne familiari.

In Ponza si rinviene un vero compendio delle conoscenze e delle realizzazioni idrauliche di epoca romana. E’ un patrimonio tecnico e archeologico che merita l’attenzione degli addetti ai lavori e che rappresenta, o può rappresentare, uno stimolo per quanti vogliano conoscere il livello delle capacità  tecniche dei Romani; in più, è una risorsa turistica di primaria importanza.

Due millenni di modifiche e riusi hanno alterato molto i resti di tutte le strutture: tuttavia, ciò che rimane è largamente sufficiente a ricostruire gli impianti tecnici originari; futuri scavi mirati potrebbero chiarire meglio i dubbi residui, mettendo a giorno elementi attualmente non osservabili direttamente, perché interrati o coperti da strutture posteriori.

A parte i pozzi scavati a mano, che nel tempo sono stati riusati e dei quali, pertanto, non sono più riconoscibili le tracce romane (8), nell’isola esistono un lungo acquedotto, serbatoi, numerose cisterne e una diga. Quasi tutte queste strutture hanno gli sbocchi terminali a quote molto basse e sono quasi sempre vicini al mare. Ciò avvalora l’ipotesi che la maggior parte dell’acqua fosse destinata alle infrastrutture portuali o alle navi che lungo i moli attraccavano.

Tra gli Autori che si sono occupati dell’idraulica romana in Ponza, Amici, nella sua pubblicazione del 1986 (ripresa quasi integralmente nella guida di De Rossi su Ponza Palmarola Zannone del 1993), riporta gli elementi essenziali delle strutture idrauliche dell’isola e fornisce un elenco di cisterne e parzialmente descrive l’acquedotto che da Cala dell’Acqua (Le Forna) raggiungeva la costa orientale dell’isola, per portare acqua al porto.

Una struttura idraulica importante e unica in Italia, la diga di Giancos, è stata segnalata e descritta per la prima Volta da Lombardi e Livi (1995) .

La presente nota descrive gli aspetti salienti degli impianti idraulici romani presenti in Ponza sottolineando le novità emerse durante lo studio.

 

8 –  Tricoli (1855, p. 63) riferisce che all’epoca del suo studio esistevano 4 pozzi: Santa Maria, Migliaccio, Sant’Antonio e sotto Mamozio. I pozzi citati da Tricoli sono stati in parte localizzati.

9) – Ringrazio l’amico Domenico Musco per l’aiuto prestato, per l’entusiasta e intelligente collaborazione e per il continuo stimolo senza i quali questo studio non sarebbe stato possibile.

 

Leonardo Lombardi

 

[Ponza. Impianti idraulici romani. (2) – Continua]

 


 

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