Bosso Rita

I ’uastaccètt’ del Negombo

di Rita Bosso

Genista Ephedroides è una pianta a portamento arbustivo, tipica della macchia mediterranea; dotata di radici robuste, predilige i terreni vulcanici nei quali svolge azione pioniera: trasforma un suolo arido e compatto in un più soffice ed evoluto manto, adatto ad altre specie.  La afillia, ossia l’assenza di foglie, la rende adatta a climi aridi e ventosi.
Con i tronchi dell’Ephedroides si realizzano barriere frangivento e tutori per viti, ma l’operazione di taglio non è semplice, a causa della loro robustezza; a Ponza la pianta è chiamata ’uastaccett’, guasta-accette, perché è facile che il filo dell’accetta si rovini durante il taglio.

A Ischia sino a qualche anno fa l’arbusto formava splendide macchie verso San Pancrazio e alla Scarrupata di Barano; attualmente è presente a Lacco Ameno, nei giardini del parco termale del Negombo.
A rigore, tra le ginestre ischitane solo quella del Negombo può fregiarsi del nome di’uastaccètt’:  giunge da Ponza, espiantata su richiesta del Duca Luigi Silvestro Camerini, che sull’isola soggiornò negli anni 1942-43. Nel parco questa particolare ginestra è presente insieme a piante provenienti dal Brasile, dai tropici, da Ceylon. Allorché il duca Luigi Silvestro Camerini nel 1946 decise di stabilirsi a Ischia, volle che la proprietà che stava costituendo ospitasse piante che aveva conosciuto nel corso dei suoi viaggi.

Il duca Luigi Silvestro Camerini da giovane, in uno dei suoi viaggi in Oriente (foto dell’archivio Negombo)

Colto, poliglotta, gran viaggiatore, appassionato di botanica, scelse quale sede del parco la baia di san Montano nella quale – ma lo si sarebbe appreso dopo – nell’VIII secolo a.C, erano sbarcati i coloni euboici fondatori di Pithaecusa, il primo insediamento greco nel Mediterraneo Occidentale; quella che era stata la necropoli pitecusana si presentava, dopo la seconda Guerra Mondiale, come un insieme di minuscoli orticelli, molto fertili data la natura vulcanica del suolo, ben coltivati, limitrofi all’abitato di Lacco Ameno di cui costituivano, in quei tempi di magra, la principale risorsa alimentare.  Il duca pazientemente procedette alla stipula di numerosi contratti d’acquisto, e finalmente il giardino che  aveva in mente cominciò a prendere forma.

A Ponza il Duca era stato negli anni 1942-43, “in villeggiatura” per dirla alla Bocchini, capo della polizia durante il ventennio fascista. A Pola, nel corso di una manifestazione, il Duca aveva dichiarato pubblicamente cosa pensava del fascismo e dell’entrata in guerra al fianco dei tedeschi e si era così guadagnato il suo periodo di villeggiatura. Ponza non era più colonia confinaria dal 1939 ma, nel ’41, divenne sede di internamento per centinaia di profughi e ospitò quattro oppositori illustri: Zaniboni, Nenni, Rossi e Luigi Silvestro Camerini.

Alloggiavano in case in affitto (rispettivamente: a sant’Antonio; dietro il Comandante, nell’attuale hotel Feola; al corso Umberto, dove oggi è l’Eea; sulla Dragonara, nella casa di Adalgiso Coppa) e fruivano di una notevole libertà, rispetto ai confinati del periodo precedente: il regime era oramai agli sgoccioli, i quattro confinati erano personalità di spicco, con famiglie e amicizie importanti; forse il duce fu lungimirante: “Prima o poi, questa villeggiatura toccherà anche a me” potrebbe aver pensato, e infatti nel ‘43, a luglio – quale periodo migliore? – sbarcò a sua volta sull’isola.

– Mio padre non parlava volentieri del periodo ponzese, ma si intuiva che non doveva essersi trovato male – ricorda Paolo Fulceri Camerini.

Mario Bosso, all’epoca adolescente, ricorda: – I quattro non avevano le restrizioni dei confinati degli anni 1928-39, che potevano muoversi solo entro un perimetro ristretto. Li ricordo bene: Zaniboni, gran camminatore, col suo bastone da ex colonnello degli alpini  si spingeva fin sopra i Conti, per la gioia degli agenti di pubblica sicurezza che dovevano scortarlo; Rossi ogni tanto, credo per ridicolizzare gli agenti, improvvisava delle corsette e quelli, ovviamente, dovevano correre per stargli dietro. Un altro sportivo transitato per Ponza era il capo del separatismo siciliano Finocchiaro Aprile, il quale aveva il vezzo di andarsene in giro in giacca di pigiama e la sera, quando noi ragazzi ci fermavamo a giocare a biliardo al bar Amato, ci osservava in silenzio. Ricordo bene il Duca, che più volte al giorno passava davanti casa mia, sulle rampe della Dragonara.

– Il Duca …e  come no? Era un personaggio che non si dimentica – È Giosuè Coppa a parlare, u’ Cancelliere.
– Abitava sopra la Dragonara, da mio fratello Adalgiso. Era un omone alto, atletico; molto attivo e in perfetta forma fisica… Andava al Fieno quasi tutte le mattine!

Aveva braccia molto lunghe e un gesto caratteristico… di incrociarsele intorno al torace come ad abbracciarsi da solo.

Aveva una governante, una signora di 65 anni circa, che cucinava in modo eccellente: bravissima con le beccacce che metteva a  frollare fino a quando non cominciavano a puzzare e poi ne faceva dei piatti prelibati.

Il Duca era amico di Zaniboni che viveva a Ponza con la figlia, una bellissima donna…
Molto colto, spiritoso e bon vivant, mi sfotteva bonariamente: “Giosuè, comportati da buon Balilla, mi raccomando!”

Con mio fratello Adalgiso, il suo ospite, i rapporti erano molto buoni; il Duca gli fece avere dal continente un fucile subacqueo a molla, uno dei primi mai visti sull’isola, lunghissimo e molto duro da caricare, con cui mio fratello faceva stragi di pesci. Poi, dopo la guerra, lo invitò anche nella sua proprietà a Ischia, che proprio in quegli anni cominciava  a prendere forma-.

Ricco possidente terriero, il duca riceve spesso pacchi da casa. Civita Scarpati, che nel ’42 aveva nove anni, ricorda: – Era alto, rossiccio, col pizzetto. Riceveva a mezzo posta delle cassette di legno piene di ogni ben di Dio, in quei tempi di fame nera: pancetta, olio… Spesso mi regalava della pancetta, e le cassette di legno su cui era stampigliato “Conte Luigi Silvestro Camerini”; da qualche parte, in casa nostra, deve essercene ancora qualcuna. Ogni pomeriggio mia madre, mia zia ed io passavamo davanti alla sua casa, sulla Dragonara, e proseguivamo verso il nostro terreno. La sua governante ci insegnò a preparare la pizza di cavolfiore. Il Duca trascorreva lunghe ore al Fieno, in una grotta, in meditazione; doveva essere un solitario.

Genoveffa D’Atri ricorda che passava quotidianamente ad acquistare sigarette di una marca non comune e, quando il confino finì, si fece carico del mantenimento agli studi delle figlie della donna addetta alle pulizie nella sua abitazione.


Genista Ephedroides è una pianta a portamento arbustivo, tipica della macchia mediterranea…

…In primavera ricopre Ponza, ed è probabilmente la pianta che meglio la rappresenta; ma è anche la pianta che meglio rappresenta uomini dalle convinzioni e dagli ideali nobili, che avrebbero potuto radicarsi su superfici comode e ricche, ed hanno scelto invece di dissodare ed arricchire terreni aridi e poveri, svolgendo un ruolo pioniero: dei ’uastaccètt’ in carne e ossa.

 

Rita Bosso

 

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