Pagano Lino Catello (Lino)

Ponza. ’A storie i’ Lucia Rosa

L’Odissea non ha mai fine: lo dimostra Ponza, il fascino di un’isola senza tempo, dove il passato e il futuro s’intrecciano, e il presente è una barca senza remi, in balia del proprio destino.

 

di Lino Catello Pagano

Ci pensò il carissimo Omero a battezzare l’isola di Ponza dandole il nome di EEA, da Eos, aurora, oppure dalla voce fenicia Eeus che significa tristezza. Sembra che il primo significato sia quello più idoneo a Ponza, dalle albe tenui di mille sfumature del rosa.

Torniamo indietro a quando Giove mandò a governarla, Circe, figlia del Sole, capace di trasformare le donne in sirene e gli uomini in porci. Le sirene con il loro canto dolce e sublime, allietavano i marinai  in modo di farli cadere nelle loro insane e malvagie bramosie d’amore e di possesso. Circe era figlia del Sole e di Perseide. La leggenda dice che uccise il marito e rubò il carro al padre; quindi fuggì con il carro del Sole e arrivò a Ponza.

Ponza – diceva Omero – che il mar senza confine circonda.

Dopo che  Troia cadde, il re d’Itaca, lo scaltro Ulisse, nella sua fortunosa navigazione, si fermò nel porto dell’isola di Circe con i suoi compagni i quali furono subito trasformati in porci, bevendo un filtro che la scaltra Circe aveva preparato. Anche Ulisse aveva bevuto il filtro magico, ma era stato immunizzato da un’erba datagli da Mercurio. Circe non avendolo potuto legare con la magia, lo avvinse con l’amore.

L’isola di Ponza è nota per i suoi amori antichi e anche moderni, grandi amori e amori molto sfortunati e infelici, così che il turista, all’indomani del suo soggiorno sull’isola, si domanda se siano vere tutte le storie che si raccontano sull’isola. Spesso è portato a credere che si tratti solo di leggende messe in piedi nelle lunghe sere  invernali, che Omero non sia mai esistito, e le sue storie siano solo una raccolta di tradizioni popolari.

Altrettanto leggendari sono i Faraglioni di Lucia Rosa. Chi si reca a Ponza, stenta a credere al racconto su una giovanissima donna di appena 19 anni che si era gettata da una rupe per amore,  e solo per amore. È  passato molto tempo da allora.

Siamo ai primi dell’’800, non si sa con precisione, forse anche alla fine del ’700; il racconto e un po’ nebuloso e fitto di mistero. Ma Lucia Rosa aveva veramente fatto quel gesto si era gettata davvero dalla rupe.

Lucia Rosa si era suicidata per amore. Era giovane e per questo sognava qualcosa di più. Guardava il mare dall’alto di Le Forna, altra località in cui si divide l’isola, il Campo Inglese da dove si vede la profondità azzurre e l’amore che sarebbe arrivato un giorno.

Era di maggio, quando l’isola si fa dolce di brezza e piena di profumi. Un ragazzo, con la sfortuna di essere un semplice contadino, vede Lucia Rosa e s’innamora di lei come un fulmine a ciel sereno. Lucia lo ricambia, tra le insenature del mare un amore forte e coinvolgente ma trasparente che non si può nascondere a nessuno, tantomeno al padre di lei, che la osteggia, rifiuta di accettare, e che non acconsentirà mai a quelle nozze senza onore. A nulla vale il pianto disperato della ragazza, con il cuore infranto, la sua pena profonda.

Un pomeriggio di luglio, in un’ora assolata, di interminabili canti di cicale, di voci spente, in un’ora misteriosa – ’a cuntror’ – quando tutto è silenzio e non si ha voglia di dire niente, neanche di fiatare, Lucia Rosa nel meriggio del silenzio estivo, si fece scivolare e cadere da una rupe, chiudendo gli occhi, precipitando inesorabilmente nel vuoto fino ad arrivare giù sugli scogli. Di fronte aveva i Faraglioni. La cercarono per giorni. Lucia Rosa giaceva tra le rocce, in una posizione al limite di ogni sosta. Era irraggiungibile, come era stato il suo sogno, il suo amore. E giaceva in uno stato increscioso, indescrivibile, avvoltolata in uno straccio bianco, fracassata e già mangiata dagli uccelli.

Fu proprio l’amato a calarsi giù con una fune, a prenderla tra le braccia, con il cuore spezzato dal dolore. Se questa è leggenda, non fidatevi di chi vi dice che l’amore non esiste, di chi non riuscirà mai a credere che Lucia Rosa è esistita veramente, e che per amore, e solo per amore, si è suicidata.

I Faraglioni di Lucia Rosa sono raggiungibili solo dal mare.

Lino Catello Pagano

 

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