Canti

I vecchi (1)

di Sandro Russo

 

Una poesia-canzone di Jacques Brel: “Les vieux” – I vecchi…

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Les vieux

Les vieux ne parlent plus ou alors seulement parfois du bout des yeux
Même riches ils sont pauvres, ils n’ont plus d’illusions et n’ont qu’un cœur pour deux
Chez eux ça sent le thym, le propre, la lavande et le verbe d’antan
Que l’on vive à Paris on vit tous en province quand on vit trop longtemps
Est-ce d’avoir trop ri que leur voix se lézarde quand ils parlent d’hier
Et d’avoir trop pleuré que des larmes encore leur perlent aux paupières
Et s’ils tremblent un peu est-ce de voir vieillir la pendule d’argent
Qui ronronne au salon, qui dit oui qui dit non, qui dit: je vous attends

Les vieux ne rêvent plus, leurs livres s’ensommeillent, leurs pianos sont fermés
Le petit chat est mort, le muscat du dimanche ne les fait plus chanter
Les vieux ne bougent plus leurs gestes ont trop de rides leur monde est trop petit
Du lit à la fenêtre, puis du lit au fauteuil et puis du lit au lit
Et s’ils sortent encore bras dessus bras dessous tout habillés de raide
C’est pour suivre au soleil l’enterrement d’un plus vieux, l’enterrement d’une plus laide
Et le temps d’un sanglot, oublier toute une heure la pendule d’argent
Qui ronronne au salon, qui dit oui qui dit non, et puis qui les attend

Les vieux ne meurent pas, ils s’endorment un jour et dorment trop longtemps
Ils se tiennent par la main, ils ont peur de se perdre et se perdent pourtant
Et l’autre reste là, le meilleur ou le pire, le doux ou le sévère
Cela n’importe pas, celui des deux qui reste se retrouve en enfer
Vous le verrez peut-être, vous la verrez parfois en pluie et en chagrin
Traverser le présent en s’excusant déjà de n’être pas plus loin
Et fuir devant vous une dernière fois la pendule d’argent
Qui ronronne au salon, qui dit oui qui dit non, qui leur dit: je t’attends
Qui ronronne au salon, qui dit oui qui dit non et puis qui nous attend

[Paroles et musique: J. Brel/G. Jouannest   1964]

I vecchi non parlano più / oppure solo a volte dal fondo degli occhi
Anche ricchi, sono poveri / non hanno più illusioni / hanno un solo cuore per due
Da loro c’è odore di timo, di pulito, di lavanda, di parole d’altri tempi
Anche a vivere a Parigi, si vive tutti in provincia / quando si vive troppo a lungo
Ed è per aver troppo riso / che la loro voce s’incrina, quando parlano di ieri
E’ per aver troppo pianto / che le lacrime ancora imperlano le loro palpebre
E se tremano un po’ / è per aver visto invecchiare la pendola d’argento
Che ronza nel salotto / che dice sì, che dice no, che dice: vi aspetto

I vecchi non sognano più / i loro libri sono chiusi, il loro pianoforte è muto
Il gatto di casa è morto / il vino della domenica non li fa più cantare
I vecchi non si muovono più, i loro gesti hanno troppe rughe / il loro mondo è troppo piccolo
Dal letto alla finestra, poi dal letto alla poltrona, poi dal letto al letto
E se escono ancora / l’uno a braccetto dell’altra, nei loro vestiti rigidi
E’ per seguire al sole il funerale di uno più vecchio, il funerale di una più brutta
Il tempo di un singhiozzo / e dimenticare per un’ora la pendola d’argento
Che ronza nel salotto / che dice sì, che dice no, che dice che li aspetta

I vecchi non muoiono / si addormentano un giorno e dormono troppo a lungo
Si tengono la mano / hanno paura di perdersi e tuttavia si perdono
E l’altro resta là / il migliore o il peggiore, il dolce o il severo
– questo non importa – quello dei due che resta si ritrova all’inferno
Lo vedrete forse, la vedrete qualche volta / nella pioggia e nel dolore
Attraversarvi il presente / scusandosi magari di non essere più lontano
E fuggire davanti a voi un’ultima volta / la pendola d’argento
Che ronza nel salotto / che dice sì, che dice no, che dice: vi aspetto
Che ronza nel salotto / che dice sì, che dice no, che poi dice che ci  aspetta

[Jacques Brel – I vecchi]

..Parlavamo dei nostri nonni e del problema che i vecchi costituiscono ai nostri occhi. Impossibile da eludere; per qualcuno di maggiore attualità e urgenza, ma per tutti presente.

Mi ero anche chiesto, frequentando i miei nipoti e calandomi nel ruolo di ‘Grande’ ai loro occhi, cosa potessero recepire di me, per analogia con il ricordo che ho io di persone scomparse quando ero ancora bambino.

E se ci fosse un modo per evitare di essere guardati noi stessi tra qualche anno come adesso guardiamo loro: ‘I Vecchi’.

…Come se mio nonno si fosse posto, ai suoi tempi, il problema di come io l’avrei ricordato…

[I Vecchi. (1). Continua]

 

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