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U’ Uallarùse

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L’immagine rappresenta “Balanzone”, una maschera della Commedia dell’arte con la quale i Bolognesi si burlavano di personaggi vanitosi, superficiali e di poco ingegno.

di Isidoro Feola

E’ un mestiere – hobby – modo di essere tipicamente ponzese. Non ha equivalenti in italiano trattandosi di una via di mezzo tra esperto, saccente, invidioso, iettatore .

U’ uallarùse lo noti subito: è ondivago, si aggira con circospezione, è camaleontico, agisce da solo o in gruppetto, lo trovi dappertutto, si interessa di tutto e di tutti, ha sempre una risposta ed una soluzione immediata per qualsiasi situazione, è rapidissimo a sparare sentenze. Non ha età.

La predisposizione è ereditaria ma si può anche acquisire nel tempo; in quest’ultimo caso u’ uallarùse impara e si perfeziona peripateticamente frequentando e camminando con ‘i maestri’, di cui cerca di carpire le tecniche per approcciare il malcapitato di turno. La prevalenza è maggiore nei periodi “morti”, in cui non c’è turismo per intenderci, e, soprattutto d’inverno, c’è il pericolo che si possa essere contagiati involontariamente, al pari di un’influenza. Non esistono però cure per guarirla, né vaccini per prevenirla, almeno fino ad oggi. La loro consulenza non è mai richiesta e quindi sempre inopportuna. Altra caratteristica fondamentale è che le cose che dice al momento, e che spiazzano gli astanti, con il tempo vengono, per fortuna, puntualmente smentite, con grande soddisfazione per le vittime del momento e per quelli che vi assistono .

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E’ oltremodo divertente quando entrano in competizione tra di loro come quella volta che Silverio cercava, invano, di mettere in moto il motore della sua barca da pesca, ormeggiata alla banchina Di Fazio, di fronte alla casa di ‘Mazzone’,  dove era stata calata in acqua poco prima, dopo aver terminato i lavori di rimessaggio. Quattro dei nostri personaggi si trovavano appoggiati al muro di corso Pisacane, di fronte la casa di ‘Colonnello’ e guardavano sotto Silverio che armeggiava con il suo entrobordo : …E’ u’ filtr’ d’a’ naft’ -diceva l’uno – …Noo, tène l’iniettore spuorche – ribatteva l’altro – …Ie invece te dic’ ca è ‘a guarnizione d’a’ testata; site surd’ tutt’e duje… nun sentite ca fa ciof… ciof… pecché sfiate, e pe’ chest’ nun part’ – aggiunse il terzo; al che il quarto, dato che nel frattempo si era andato formando un capannello di gente, con fare solenne e con tono di voce atto alla circostanza, sentenziò, girandosi più volte su se stesso, per catturare l’attenzione degli astanti: …Ca vuie, pur’ si sit’ muturist’, nun avite capit’ mai nient’  d’i’ mutùr’ modern’, vui canuscite sule u’ Bolindr’; i’ ve dic’ ca è a pompa Cci ca nun funzione, e ca chistu mutore nun parte manc’ pe’ doppediman’ [il Bolinder è un motore diesel monocilindrico ‘a testa calda’, di fabbricazione svedese che ha segnato il confine tra la fine della navigazione a vela e l’inizio della motorizzazione delle barche da pesca, famoso per la sua affidabilità ed economicità di mantenimento – N.d.R.]. Dopo qualche minuto, con nostra grande soddisfazione, dopo aver operato lo “spurgo” dell’aria dal circuito della nafta, il motore di Silverio è andato in moto con grande fragore (dato che era stata scoperchiata la cabina) e con una bella “pallata” di fumo nero (immaginate la faccia dei nostri quattro).

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Il nome di questa barca ormeggiata giù alle banchine risulterà incomprensibile alla maggior parte degli estranei al mondo dell’isola che ci si troveranno a passare davanti. Ma non a noi…

Dopo un paio di giorni Silverio si apprestò ad uscire per posizionare le reti, armate di nuovo, per la sua prima battuta di pesca: …Ma addò va, aggio vist’ all’armatur’ di rrezz’….c’ha dat’ tropp’ ‘mbant’… Va a cunsuma’ sulament’ naft’; vuo’ vedé ca nun port’ ‘nterr’ manc’ i pisce pe’ mangia’? [‘gli ha dato troppo lasco’: tra la linea dei galleggianti in alto e quella dei piombi in basso – N.d.R.]. Invece Silverio portò a terra circa 10 kg di aragoste e più di un quintale di pesce, per lo più pregiato, avendo anche indovinato la traina  delle ‘tanute’ [pesce della famiglia dei carangidi, abbastanza ricercato, in dialetto detto scand’r’ – N.d.R.] .

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In un pomeriggio uggioso Silverio si lamentava del fatto che le foglie di alcuni filari della sua vigna si stavano ‘arricciando’ inspiegabilmente , nonostante egli avesse già fatto il consueto trattamento con zolfo e verderame nei tempi e nelle proporzioni  consuete, come aveva imparato dal nonno prima e dal padre successivamente. Il discorso fu immediatamente captato da nu’ uallaruse di passaggio, il quale affermò  che ormai  la vite …Ha pigliate a malatìe i’ verdaramm’… ca si nun mitte pur’ u’ “Caffaro” ammiscate c’a’ cauce in polver’, pierd’ i’ffatiche e pur’ i sord’, pecché s’anfracete tutte cose [“Caffaro” è la marca di un antiparassitario – N.d R.].

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Ed invece Silverio produsse due damigiane di vino in più rispetto all’anno precedente avendo continuato le cure del vitigno come aveva sempre fatto.

 

E che dire poi dei quadretti che si compongono quando è cattivo tempo e la nave non viene: ...E che, è tiemp’ i nun venì u’ vapor’? Ie cu’ stu’ mare so’ gliute a piscà a perchie – nonostante che le “sbruffesse” arrivassero sulla Ravia.

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E quando la nave invece arriva in porto nonostante le avverse condizioni del mare: …E che, ha purtate a muri’ a ggente..! Chi ha mai ditte che s’adda viaggia’ pe’ fforz’!?

E quando invece assistono alle manovre col cattivo tempo:

1) – Nai ppoche, all’àncur’ a ieve a vuttà all’is’i’gave [un altro po’ l’ancora l’andava a gettare fuori all’isola di Gavi – N.d.R.];

2) …U’ capitàne sta sbaglianne tutt’ ‘a manovr’… Aveva arriva’ primm’ sott’ u’ Turòne, poi s’aveva ggirà e po’ aveva venì arete – [U’ Turone – il Torrone – è uno dei contrafforti della spiaggia di Santa Maria – N.d.R.];

3) …Vuo’ scummette, ca c’arrangate c’a’ ha pigliate, va a furnì n’copp’ u summariell’, accussì se vann’ a piglià u’ccafé dint’ u’ barr i Giulie?

4) – Si ie stess’ ncopp’ u Cumune, facess’ na’ bella scuglier’ d’aret’ i Carabbinier’ pe’ trecient’ metr’ fore, e n’ata scuglier’ ngopp’ i chiane i’ Santa Barbar’… Te facess’ vede’ ie!!” – [Le ‘piane di Santa Barbara’ sono situate fuori lo scoglio della Ravia – N.d.R.].

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Il compianto Vittorio Gassman, negli anni settanta, fu ospite in una trasmissione televisiva in prima serata (mi sembra si trattasse di una ‘Canzonissima’ condotta da Mina o Raffaella Carrà) durante la quale si esibì in una esilarante parodia cabarettistica relativa ad un suo presunto amico-conoscente che era un “saccente”. In pratica, di qualsiasi cosa si parlasse la sua risposta era sempre la stessa “…Lo so !!!”, e non c’era verso di coglierlo impreparato. Addirittura una volta, mentre stavano facendo una riunione,  si sentiva in sottofondo la canzone di Lucio Battisti “Pensieri e parole”: “Che ne sai tu di un campo di grano?” – e il saccente si levò in piedi esclamando: “LO SO!! Preso dallo sconforto Gassman decise di rivolgersi ad un suo amico, che possedeva un maneggio, da cui si fece prestare un bel cavallo bianco che andò a posizionare nel grande bagno della propria abitazione. Nel contempo aveva invitato a pranzo l’amico saccente che, prima di sedersi a tavola, chiese di andare al bagno. Passati pochi secondi si precipitò ansante nella sala da pranzo urlando : “..Aiuto! …c’è un cavallo nel bagno! Al che Gassman, con estrema calma, ma con voce ferma, rispose “LO SO!!”.

Ferdinando Vitello, che abita sopra i Conti, possiede l’unico cavallo dell’isola, un bel cavallo bianco che mi ricorda la pubblicità del bagnoschiuma Vidal di qualche anno fa. Quasi quasi gli proporrei di affittarlo per invitare nu’ uallaruse a pranzo ; chissà se avrebbe successo!

Isidoro Feola