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Non solo ricordi!

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di Vincenzo Ambrosino

Ho scritto, nell’altro documento che gentilmente la redazione di Ponzaracconta ha pubblicato, che prospettare il nuovo significa educare le nuove generazioni a vivere il proprio paese intorno alle quattro stagioni, a valutare il territorio come risorsa da proteggere e non come si fa adesso come opportunità da sfruttare per poi scappare.

Ho aggiunto che la scuola deve dotarsi di un progetto educativo, di una nuova offerta formativa, deve organizzarlo per renderlo esecutivo, deve coinvolgere tutte le realtà culturali individuali e associative locali, deve richiamare a raccolta le intelligenze isolane disperse per l’Italia – e gli amici di Ponzaracconta ne sono una evidente realtà – in questa che io definisco essere l’unica via per prima rallentare e poi fermare lo spopolamento invernale.

Tutto questo sembra facile affermarlo ma il mio messaggio indirizzato a tanti membri delle istituzioni locali (tranne una risposta scritta di Ernesto), è caduto nel nulla. Io volevo mettere intorno ad un tavolo personalità della Scuola, della Amministrazione Comunale, della Chiesa, delle Associazioni; mi aspettavo che il mio dirigente F. Ferraiuolo, prendesse una iniziativa in tal senso; mi aspettavo che gli ex dirigenti in pensione F. De Luca e S. Lamonica mettessero a disposizione la loro esperienza: ho ottenuto un’assemblea pubblica, organizzata dal vice Sindaco Daniele Vitiello aperta ai cittadini i quali chiedevano, giustamente, risposte ai loro problemi per cui è stato impossibile parlare di cultura e di progetti didattici.

Anche sul sito di Ponzaracconta si tenta di parlare dei problemi di attualità, ma lo si fa con timidezza, ognuno per conto suo, a volte ripetendo senza sottolineare (rafforzandoli) concetti già affermati da altri.

I temi di attualità sono gravi perché incidono sul nostro presente ma soprattutto sul futuro dell’isola, per cui ci si deve porre il problema della loro risoluzione.

Per esempio Franco De Luca ha scritto di partire dai giovani, Giuseppe Mazzella ha scritto che il turismo non basta, Gennaro Di Fazio ha scritto che nessuno può fare da solo, Gino Usai ha scritto che bisognerebbe ripartire dalle istituzioni (scuola, politica, chiesa): bene proprio queste individuali riflessioni sono sintetizzate nella mia precedente proposta che io voglio di nuovo sottolineare.

Partire dai giovani (Franco De Luca)

A Scuola dobbiamo formare studenti che devono imparare a leggere a scrivere, avere una cultura generale, avere delle competenze, delle capacità e soprattutto devono saper fare. Cerchiamo di “inculcare” il concetto che la cultura, lo studio è importante per la vita. Noi insegniamo ai nostri giovani concetti teorici, parliamo per esempio dell’importanza della raccolta differenziata, del risparmio energetico, del rispetto per l’ambiente, della cosa pubblica, delle regole. Cerchiamo di formare i nuovi cittadini, far crescere in loro il senso della responsabilità verso il proprio simile, verso l’ambiente naturale avendo a cuore il senso alto della legalità.

Ma i nostri giovani non mangiano pane e scuola, vivono non solo di teoria ma soprattutto di esperienza diretta quella che si fa in casa, in famiglia, davanti alla televisione, al computer, nei bar, in discoteca, nelle strade.

E qui i nuovi cittadini osservano, registrano, annotano nella loro memoria e scelgono, selezionano quali sono i comportamenti più adatti a raggiungere nel minor tempo possibile e nel miglior modo possibile il massimo successo economico. In questo contesto i giovani hanno capito che è il denaro la fortuna del mondo e che senza denaro non solo non si cantano messe, ma non si compra l’enorme varietà di prodotti di consumo che cambiano a ritmo elevatissimo e che innalzano la qualità della loro individuale esistenza.

Che cosa sentono nelle famiglie i nostri giovani: Chi è homm si salva; come si fanno a superare i problemi personali? bisogna conoscere le persone giuste” ecc. ecc.

I giovani sono stanchi delle prediche anzi, non sono proprio abituati alle prediche; avrebbero bisogno di imparare a vivere da adulti diversi.

Ecco che l’azione dell’educatore individuale diventa vana, forse inutile. Ed ecco che gli adulti si scambiano le colpe: i docenti dicono che la colpa è delle famiglia, la famiglia dice che è della scuola e tutti insieme dicono che la colpa è della società.

Ma da chi è costituita la società se non da uomini, giovani, donne e bambini?

Il funzionamento della SOCIETA’ Civile e Democratica è regolata da leggi ma soprattutto dal senso del dovere degli uomini e delle donne che hanno responsabilità pubblica e occupano posti nelle istituzioni.

La scuola può essere un contenitore vuoto, produrre dei diplomati senza né arte né parte oppure pieno di contenuti e diventare un punto di riferimento per i giovani, per la società e per il territorio.

Dove, se non nella scuola si può parlare direttamente di storia, di geologia, botanica, cultura? Dove, se non a scuola si possono incontrare generazioni diverse e confrontare le esperienze? Dove, se non a scuola si possono mettere in contraddizione i principi teorici con le applicazioni di questi nella propria realtà territoriale?

Da soli non si va da nessuna parte (Gennaro Di Fazio)

Il popolo sovrano locale è formato da individualisti che nel corso del tempo hanno sempre sovrapposto l’interesse privato a quello pubblico.

Cosa importa se la strada è sporca, cosa importa se la spiaggia è sporca, cosa ci interessa se quel tale fa una nuova discarica, oppure sceglie di dipingere la sua casa con un colore verde pisello. Cosa importa se si realizzano nuovi lavori pubblici non funzionali, con materiali inadeguati. Sentiamo dire: ma che stai a lamentarti, meno male che ci hanno dato questi soldi, tu invece di ringraziare stai anche a fare lo schizzinoso sull’estetica!

E così vediamo su una strada in pieno centro storico sostituire la pietra originaria con l’asfalto; oppure mentre è in esecuzione la pavimentazione di una strada, finiscono le pietre si va a terminare il lavoro usando pietre di diversa consistenza e colore; nei posti panoramici invece di pensare a dei muretti con panchine ci mettiamo degli enormi guard-rail.

I lavori pubblici si fanno a singhiozzo e magari in estate, così per esempio, una ditta ha il compito della pavimentazione e porta a termine i lavori, arriva successivamente un’altra ditta per l’elettricità che rompe ripristinando con il cemento, arriva poi, la ditta delle fogne che rompe ancora e così via degradando sempre di più l’arredo urbano.

L’importante, a Ponza, è la difesa del diritto privato; quello pubblico è inesistente e chi si interessa di alzare il dito per chiedere spiegazioni diventa un provocatore ambientalista da far stare zitto e isolare.

E’ una sacrosanta verità caro Gennaro che da soli non si va da nessuna parte, ma qui il problema è coinvolgere in questo discorso tutti quegli uomini e donne che hanno capito questo concetto che sono una minoranza e farli diventare maggioranza!

Il Turismo non basta (Giuseppe Mazzella)

Ma qualcuno ancora dice che noi abbiamo l’isola più bella del mondo e a Ponza i turisti verranno comunque, malgrado i Ponzesi!

I turisti vengono ancora d’estate solo nei fine settimana e nei venti giorni di agosto. Questo turismo non ha più un bel rapporto con l’isola e come si potrebbe avere un buon rapporto con l’ambiente-isola in agosto: dove non c’è una cala isolata, dove veloci motoscafi fanno onde enormi, dove non c’è una sedia al ristorante, dove si viene cacciati a destra e a manca, dove non si dorme la notte, dove può mancare l’acqua per lavarsi, dove si può litigare perché gli autobus sono strapieni, i taxi corrono troppo, dove le discoteche sono a rischio per motivi di sicurezza e così via.

Tutte le aspettative del mondo imprenditoriale ponzese si concentra nei venti giorni di agosto.

Pensate con che carica aggressiva gli operatori turistici arrivano al primo di agosto. Fare l’incasso in venti giorni è veramente una magia che ancora i ponzesi riescono a fare: ma quali sono i costi di questo modo di fare economia turistica?

Traffico impazzito, vigili che multano in continuazione, tassisti che litigano con gli albergatori, ormeggiatori che litigano tra di loro perché vogliono attraccare più imbarcazioni possibili. Prezzi alle stelle, arroganza e litigi tra concorrenti che possono sfociare facilmente in vere e proprie risse.

Si lavora sotto stress e 24 ore al giorno.

Tutto il baraccone si mantiene in 20 giorni. In questi venti giorni qualcuno riesce a fare incassi enormi; sono pochi quelli che sono stati capaci di inserirsi con le loro attività per sfruttare al meglio il caos turistico; la maggioranza della popolazione se è fortunata con l’incasso estivo riesce a sopravvivere d’inverno.

Caro Giuseppe il turismo che abbiamo sviluppato spontaneamente non solo non basta ma sta diventando deleterio: la triste realtà invernale è la diretta conseguenza di un turismo intensivo troppo stagionalizzato.

Il pessimismo della ragione (Gino Usai)

A Ponza non ci sono i Partiti, non c’è la Politica, la Chiesa vive la sua vita ma non incide né sull’economia né sulla cultura dominante, quella che ha prodotto questo sfascio.

Vedete, l’avvilimento morale di un popolo diventa disperazione quando non c’è possibilità di cambiamento, dove non c’è la speranza. Sperare in un futuro migliore? In queste condizioni non c’è futuro perché come ho avuto modo di dire sul giornale di PONZA C’E’ Ponza è come un “gatto che si morde la coda”, parafrasando una canzone di Giogio Gaber e la canzone continuava dicendo che il “gatto non sa che la coda è sua”.

Noi stiamo mangiando il futuro alle nuove generazioni e non ci stiamo preoccupando di creare neanche i presupposti teorici, culturali, sociali ed economici per dare una prospettiva a Ponza. In altre parole non ci stiamo preoccupando di costituire una classe dirigente.

Se questo è il popolo e questa è la sua cultura avremo sempre identici amministratori, i numeri diminuiranno, diminuiranno i servizi, più gente andrà via, fino a fare dell’isola che abbiamo ereditato dai nostri padri un villaggio turistico in mano a pochi speculatori. Saranno ponzesi? Saranno parenti di ponzesi? O altra gente magari con l’inflessione dialettale partenopea?

Ecco la mia idea: la scuola come contenitore dove ci sono da allevare le nuove generazioni; la scuola con le sue risorse umane e professionali è tutta coinvolta nello stesso progetto; il progetto didattico come contenuto per lo sviluppo di una economia turistica sostenibile; progetto che si rivolge non solo ai giovani ma anche alle famiglie, ai cittadini e coordina le iniziative culturali, ambientali delle associazioni già operanti sul territorio e coinvolge gli amici di Ponza che vivono in continente.

La scuola che apre un dibattito continuo con la società isolana e sopratutto con gli amministratori!

E’ su questa linea che io chiedevo e chiedo consenso perché da soli non si va da nessuna parte!

Vincenzo Ambrosino