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Giù in terza classe

[1]

di Antonietta Migliaccio

 

Ai tempi in cui sui vecchi ‘vapori’ c’era la terza classe – così vividamente descritta da Pasquale Scarpati (leggi qui [2]), il biglietto non si controllava all’imbarco, ma nel corso del viaggio.

Successe una volta che un ragazzone grande e grosso (di cui non diremo il nome) salì a bordo e subito raggiunse la terza classe per continuare il sonno interrotto (allora ‘u vapore partiva alle 4,30!). Qui tirò fuori dagli scomparti a parete delimitati da una rete a grosse maglie, un paio di giubbotti di salvataggio da utilizzare come cuscini, si sistemò alla meno peggio sulla dura panca di legno (ahi quanto dura!) e si rimise a dormire.

Ma il mare era agitato e il viaggio fu piuttosto turbolento. Appena fuori Zannone il piroscafo cominciò a beccheggiare di brutto e a bordo tutto si muoveva. Il nostro continuava a dormire senza accorgersi di nulla, quando su un’impennata più forte delle altre fu sbalzato dalla panca e cadde a terra. Grugnì appena, ma non si svegliò.

Qualche tempo dopo arrivò il marinaio che controllava i biglietti. Lo vide a terra, si abbassò e lo scosse… una, due volte: – Biglietto… Biglietto per favore!

Il ragazzone si svegliò di soprassalto. Ci mise un po’ a rendersi conto di  quel che stava succedendo: si trovava a terra, con il marinaio che lo scuoteva e gli chiedeva il biglietto…

Non fu per niente d’accordo:
– Ueè… e che Madonn’… E tu pe’ vede’ ù bigliett’ me min’ ’nterra!

 

 

Antonietta Migliaccio