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Salvatore Morelli

a cura di Gino Usai

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Legge 9 dicembre 1877

colla quale sono abrogate le disposizioni, che escludono le donne dall’intervenire come testimoni negli atti pubblici e privati.

(Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del Regno il 10 dicembre 1877, n. 287)

VITTORIO EMANUELE II

per grazia di dio e per volontà della nazione

RE D’ITALIA

Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato;

Noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue:

Articolo unico

Sono abrogate le disposizioni di legge, che escludono le donne dall’intervenire come testimoni negli atti pubblici e privati”.

Questa legge, che fu il primo passo verso l’emancipazione della donna, fu proposta dal deputato Salvatore Morelli.

Morelli nacque a Carovigno (Brindisi) nel 1824 e studiò giurisprudenza a Napoli , dove entrò a far parte della “Giovine Italia” di Mazzini. Nel 1848, quando Ferdinando II di Borbone ritirò la Costituzione, Morelli, che sino ad allora aveva creduto alle promesse del re, bruciò sulla piazza di Carovigno l’immagine del sovrano e pronunciò un discorso di rivolta contro il suo operato. Processato, fu condannato ad otto anni di prigione, che poi divennero dieci, e venne trasferito al bagno penale di Ponza.

Nel 1851, accusato di cospirazione, venne tradotto nella fortezza di Ischia e successivamente relegato a Ventotene. Qui cominciò ad esercitare la professione di avvocato a favore degli altri politici e dei detenuti comuni. Si occupò anche dell’istruzione dei ragazzi isolani.

In occasione della spedizione di Carlo Pisacane, del giugno 1857, Morelli riuscì a far preparare ed esporre dagli isolani i tricolori. Era apprezzato non solo in quanto patriota, ma anche come benefattore. Aveva salvato tre bambini che stavano per annegare, rifiutando la liberazione, che gli spettava in base alle norme consuetudinarie, in favore di un altro detenuto con numerosa prole.

Nel settembre del 1860, dopo la caduta dei Borboni, venne infine liberato. Nel 1861, trasferitosi a Napoli, Salvatore Morelli pubblicò la sua opera più importante, dal titolo definitivo La donna e la scienza o la soluzione del problema social. Nel libro di Morelli, il problema dell’emancipazione femminile e quello pedagogico sono intimamente connessi e collegati alla soluzione dei problemi della società. Morelli, che rivendica alla figura femminile il ruolo di prima scuola per l’umanità, considera grave e pericolosa la condizione d’inferiorità della donna, presente in tutto il mondo dell’epoca. Infatti, perché la madre possa divenire veramente educatrice dei figli deve ottenere i diritti intellettuali, civili e sociali che spettano alla persona umana, altrimenti riverserà sulla prole il proprio male di vivere. Investire sulla donna e sulla famiglia vuol dire investire sul futuro del Paese. La donna rigenerata di Morelli, complementare all’uomo nella famiglia e nella società, è necessaria per il progresso di tutta l’umanità. Morelli riconosce alla famiglia un ruolo fondamentale, poiché in essa si fondano i principi culturali e morali che consentono il vivere civile, ma vuole aprire alla donna anche le università, il pubblico impiego, l’attività politica, gli onori, considerando che anche il Paese ha bisogno delle qualità femminili.

Nel marzo 1867 Salvatore Morelli veniva eletto deputato. In giugno presentava una proposta di legge, la prima in Europa, per riconoscere alle donne gli stessi diritti di cui godeva l’uomo.

Tra il 1874 e il 1875, presentò e illustrò sette proposte di legge per la riforma del Diritto di Famiglia, con il quale aboliva la posizione dell’uomo come capo famiglia, stabilendo la parità tra i coniugi, con inclusa l’assunzione del doppio cognome, e introduceva il divorzio. Nel 1875 presentò con un apposito disegno di legge la richiesta del diritto di voto per le donne. Nel 1877 venne infine approvata una proposta di legge di Morelli, volta a riconosceva alle donne il diritto di essere testimoni negli atti civili, tra cui i testamenti. Fu la prima legge a favore delle donne in Italia, poiché incrinava il rifiuto della capacità giuridica delle Italiane e permetteva alle donne, umiliate sotto l’autorizzazione maritale e private delle proprie sostanze, di prendere conoscenza del patrimonio familiare.

Nella giornata della donna mi sembrava giusto ricordare la figura di  Morelli.

Ebbene, saremo capaci noi ponzesi, nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia, di ricordare e onorare pubblicamente, nelle scuole e nelle piazze, questo straordinario patriota relegato a Ponza e a Ventotene, che con duri sacrifici personali ha contribuito al Risorgimento d’Italia e all’emancipazione della donna?

Per rilanciare nostra isola dobbiamo prima di tutto rivalutare e conoscere la storia che è passata per Ponza, che è grande e straordinaria,  motivo di vanto per tutti i ponzesi e per tutte le ponzesi.

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Salvatore Morelli