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Don Aniello Conte, cappellano di S. Stefano

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di Francesca Iacono

Più di quarant’anni fa, su una piccola isola delle Ponziane, Santo Stefano, esisteva un penitenziario a prova di fuga.
Molti nomi della storia italiana passarono per quel carcere come Luigi Settembrini, Sandro Pertini, Gaetano Bresci e tanti altri.
Fu progettato da Carpi verso la fine del 1700 ed era una struttura semicircolare, a ferro di cavallo, con al centro la cappella esagonale.
Per diversi anni, fu cappellano di quel carcere, un ponzese, don Aniello Conte.
Finì sui giornali dell’epoca per aver fatto scarcerare una persona detenuta innocente.
Don Aniello aveva raccolto la confessione di un detenuto che, oltre ai suoi crimini, aveva commesso un omicidio per il quale era stato accusato un’altra persona.
La persona innocente, per ironia della sorte, si trovava anche lui nel carcere di Santo Stefano.
Il cappellano, legato al segreto confessionale, non poteva rivelare la verità.
Solo alla morte del colpevole don Aniello potè svelare quel segreto.
A Ponza fecero il processo e l’innocente venne liberato.
Questo fatto di cronaca credo sia avvenuto negli anni cinquanta, purtroppo non  ne so di più.
Finita la sua missione nel carcere di Santo Stefano, don Aniello, si ritirò nella sua casa a Ponza, sui Conti, dove si spense nel luglio del 1961.
Il carcere di Santo Stefano fu chiuso definivamente nel 1965.
Francesca Iacono
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Il cortile interno del carcere di S. Stefano

Carcere di S. Stefano. Le croci del vecchio Cimitero